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Il “motore impossibile” che entusiasma la scienza

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Il “motore impossibile” che entusiasma la scienza

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Magari è una bufala. Ne girano tante. Alcune messe lì apposta per attirare l’attenzione, altre del tutto involontarie. Ma qui si parla della Nasa. Sono quelli che hanno mandato gli uomini sulla Luna. Finora gli unici, non ce lo scordiamo. E se loro dicono che funziona, bisognerà anche dargli un po’ di fiducia, no?

Tecnicamente si chiama “motore spaziale EmDrive”. Ma, per uno come me che è cresciuto a pane e fantascienza, il suo soprannome di “motore impossibile” suona meglio, molto meglio! E il solo pensiero mi entusiasma! L’EmDrive promette di produrre energia dal vuoto. Sì, dal nulla! E, in prospettiva, potrebbe spingere le astronavi, nello spazio, velocissimo, senza consumare alcun combustibile. Basta un po’ di elettricità. Una piletta, per dire… La cosa sembra davvero realistica, perchè il “motore impossibile” avrebbe superato diversi test svolti nel centro Johnson della Nasa.

I dati ottenuti, al momento pochi, a dire il vero, sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Propulsion and Power. Indicano che l’innovativo dispositivo, che sembrerebbe violare alcuni dei principi finora indiscussi della fisica, funziona. Anche se debolmente. Insomma, se la cosa fosse confermata da altri test, che presto si faranno, in un futuro neanche tanto lontano si potrebbe costruire un’astronave in grado di superare il problema principale finora trovato per i lunghi viaggi interplanetari: dove mettiamo il carburante? E, soprattutto, quanto ci costerebbe, altrimenti, fare delle “stazioni di rifornimento” tra la Terra e Marte, per esempio, se non si può caricare tutto il propellente necessario alla partenza, visto che l’astronave sarebbe troppo pesante per partire? E invece, con questo motore, carichiamo una Duracell (si fa per dire…) e via, verso nuove avventure! E qui ci sta la musichina a me tanto cara di Star Trek.

Sarebbe una rivoluzione senza precedenti, come l’invenzione del motore a curvatura (sempre da Star Trek…). Qui, invece, si tratta di un’idea di un ingegnere inglese, Roger Shawyer, che, se funziona, diventerà presto baronetto, avrà il Nobel e monumenti pure sulla Luna. Lui dice che il motore funzionerebbe grazie a fenomeni quasi del tutto sconosciuti, a cavallo tra le leggi della fisica classica e quelle del mondo quantistico. Roba che noi, poveri mortali, neanche riusciamo ad immaginare. E se un motore simile ce l’avesse già qualche altra civiltà “aliena”, e con questo ci avrebbe raggiunto, senza lasciare alcuna traccia? Brrr… ora sto esagerando. Ma alla cosa non ci credono solo gli americani: ci stanno lavorando anche i cinesi. E quelli, zitti zitti, arrivano sempre a qualcosa di concreto. La corsa è all’ultimo miglio. Chi arriverà per primo avrà nelle sue mani la chiave di un mondo finora sconosciuto. Io ci vedo già una bella guerra tra 007. Ma, ve l’ho già detto, io amo la fantascienza.

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