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Sassi contro i treni: probabilmente solo un passatempo

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Sassi contro i treni: probabilmente solo un passatempo

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Ritorna di moda un macabro “sport”: quello di tirare sassi contro i treni o, come si “usava” qualche anno addietro, dai cavalcavia.

Negli ultimi due giorni, Trenitalia ha denunciato gli ultimi due atti vandalici di persone senza scrupoli che si divertono a prendere di mira i convogli, questa volta nel lametino. Per fortuna nessun danno grave alle persone. Qui, non si tratta di rivendicazioni, proteste o di gruppi organizzati che devono seminare il “terrore” ma, solo di “passatempo” per ragazzi “vittime” del lusso o del “troppo”. Alcuni di questi, dopo avere ucciso una donna sull’autostrada, col lancio di un masso, interrogati dagli inquirenti che li hanno catturati, erano in quattro, ha detto: “per scacciare la noia, non sapendo come trascorrere una serata d’inverno nel periodo natalizio”. La motivazione è ricorrente: ragazzi che a quindici anni sono già “vecchi”, annoiati della vita, drogatelli e bulli di strada. Per “passatempo” si uccidono persone inconsapevoli, colpevoli solo di passare in quel posto nel momento sbagliato. Ragazzi che ormai non trovano gusto nelle cose normali della vita, del quotidiano, in molti, abituati al lusso pur di non dare “fastidio” alla stessa famiglia. Gente che uccide senza un motivo, per il gusto di farlo, per “ammazzare la noia” . Giovani colpevoli che non avrebbero nessuna attenuante se non quelle previste dalle leggi: dopo avere ucciso una povera marchigiana sull’autostrada, condannati a 18 anni, dopo solo un anno ritornano a casa ai “domiciliari”. Così, sassi contro i treni non curanti delle conseguenze. Parliamo di treni zeppi di pendolari, mamme e papà, magari anche loro parenti, che hanno la sola colpa di andare a lavorare. In molti, pedagogisti, psicologi “studiosi” in genere parlano di “colpa di questa società”. Un bell’alibi. Colpa delle famiglie che non vigilano sui loro figli, sulla scuola che non denuncia l’assenteismo degli alunni, delle leggi che non puniscono. Certo, “colpa di questa società” e magari anche delle vittime “colpevoli” di andare a lavorare.

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