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Mistero dagli Stati Uniti, l’1% delle donne incinte si dice vergine
 
																								
												
												
											NEW YORK (USA) – Sono soprattutto adolescenti, alcune delle quali hanno firmato accordi di castità.
Un caso che, nel periodo di Natale potrebbe sembrare un “dono dal cielo”, ma per fortuna solo una vergine nella storia ha concepito un bimbo, ed è la Madonna. Negli Stati Uniti però l’1% delle nascite avviene da donne che si dichiarano “vergini”. Il dato emerge da una ricerca condotta dalla University of North Carolina, Chapel Hill, pubblicata sul numero di Natale del British Medical Journal. I risultati sono basati su uno studio condotto nell’ambito del National Longitudinal Study of Adolescent Health, che tra il 1995 ed il 2009 ha coinvolto 7.870 donne di età compresa tra i 15 ed i 28 anni. I ricercatori evidenziano così che circa l’1% dichiara di essere rimasta incinta senza avere avuto rapporti sessuali. “Si tratta soprattutto di donne molto giovani o che avevano firmato accordi di castità” spiegano gli autori dello studio. In via più generale la mancanza di confidenza con i medici può mettere a rischio i risultati delle indagini, le diagnosi e le cure. Negli Stati Uniti dunque, un’adolescente su 200, dichiara di essere rimasta incinta pur non avendo mai avuto rapporti sessuali. 45 delle donne coinvolte nello studio ha dichiarato di avere avuto almeno una gravidanza da vergine, “non connessa con l’utilizzo di tecniche di fecondazione assistita”.
Nell’articolo su BMJ si mette in risalto come, anche se in effetti in natura esiste la partenogenesi (dal greco “parthenos”, vergine, e “genesis”, nascita), le adolescenti incinte da vergini presentino alcune caratteristiche comuni che lascerebbero intendere una spiegazione diversa dal concepimento senza alcun contatto con un uomo. Il 31% delle ragazze ha affermato di aver sottoscritto una cosiddetta “promessa di castità”, con la quale molte adolescenti si impegnano, generalmente per motivi religiosi, a non avere rapporti sessuali. La percentuale di donne che ha affermato di aver sottoscritto un impegno di questo tipo tra le donne incinte “non vergini” è soltanto del 15%. Inoltre, il non aver mai parlato coi propri genitori di sesso o controllo delle nascite è risultato essere molto più frequente tra le 45 adolescenti incinte da vergini che tra le “non vergini”. Del resto, il 28% dei genitori delle ragazze che hanno riportato di essere rimaste incinte senza rapporti hanno affermato di non essere in possesso di conoscenze sufficienti per discutere di sesso e contraccezione con le loro figlie, una percentuale che scende soltanto al 5% negli altri casi. Questi dati, più che la possibilità della scoperta della riproduzione umana per partenogenesi, sembrano quindi piuttosto testimoniare che, negli USA come in Italia, è sempre più necessaria una corretta informazione sui metodi contraccettivi e sui rischi rappresentati dalle malattie sessualmente trasmissibili.
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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