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Massoneria tra i corridoi della Regione, Bova si difende: ”Non sapevo nulla”

Calabria

Massoneria tra i corridoi della Regione, Bova si difende: ”Non sapevo nulla”

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massoneria antimafia calabria

Caos dopo le dimissioni del capostruttura della commissione antimafia del consiglio regionale della Calabria.


REGGIO CALABRIA – “Ero assolutamente all’oscuro che il mio capostruttura in Consiglio regionale, il dottor Carlo Piroso, fosse massone”. Lo ha detto il presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta del Consiglio regionale, Arturo Bova, commentando le dimissioni dall’incarico dello stesso Piroso. “Piroso – ha aggiunto Bova – ha comunicato alla stampa le sue dimissioni prima di informarmi formalmente della sua decisione. Devo dire che con Piroso ormai il rapporto era in via di estinzione per motivi legati alla gestione della mia struttura di servizio, tant’è che, oltre a lui, a settembre qualche altro collaboratore verrà sostituito. Ma il problema più grave, oltre al fatto che Piroso mai mi ha reso nota la sua appartenenza alla massoneria, è il tentativo ormai scoperto di mettere sotto scacco le istituzioni in maniera generalizzata, come stanno facendo i 5 Stelle che, addirittura, hanno richiesto una Commissione di accesso al comune di Reggio Calabria, uno degli esempi più nitidi di come si amministra una città”.

 

“Per parte mia – ha detto ancora il presidente Bova – sono fortemente convinto dell’operato delle Procure di Reggio Calabria e Catanzaro per il duro lavoro investigativo cui stanno dando corpo, soprattutto in direzione della cosìddetta ‘zona grigia’, ambito in cui maturano i ‘patti leonini’ tra politica compromessa, ‘ndrangheta e massoneria deviata. E non a caso uso il termine ‘deviata’, proprio per distinguere le diverse obbedienze, più o meno occulte o riservate, questioni di cui però non conosco le dinamiche, per evitare generalizzazioni, commistioni, depistaggi, strumenti di cui l’Italia, purtroppo, è vittima da decenni. E proprio per esigenza di chiarezza avevo convocato nelle settimane scorse Minicelli, esponente di primissimo piano del Grande Oriente d’Italia, il quale con assoluta chiarezza e pubblicamente aveva espresso il suo allarme in relazione alla pericolosità del tasso di infiltrazione delle logge massoniche in Calabria da parte della ‘ndrangheta.

 

Personalmente, sono figlio della cultura del vecchio Pci, che nello suo Statuto aveva dichiarato incompatibile l’iscrizione al partito e l’appartenenza a logge massoniche. E resto di quell’idea, tant’è che ho appena completato la stesura di un progetto di legge, che presenterò al Consiglio regionale, in base al quale burocrati e consiglieri dichiarino la non appartenenza a logge massoniche o associazioni comunque segrete o riservate. Lascerò il testo in evidenza sul sito del Consiglio regionale affinché chiunque possa contribuire alla formulazione finale del testo, con l’obiettivo, al rientro dalle ferie estive, di chiederne la discussione nell’apposita Commissione consiliare e, successivamente, portarlo all’approvazione finale dell’Assemblea”.

LA LETTERA DEL CAPOSTRUTTURA MASSONE

 

“Sono un semplice massone che, come tanti miei fratelli, nulla a che fare con la ‘ndrangheta. Si e’ creata ormai una vergognosa confusione tra massoneria e ‘ndrangheta, quasi esistesse una simbiosi: tutti i massoni, in quanto tali, sono affiliati alla ‘ndrangheta. E questo non e’ accettabile“. Lo afferma Carlo Piroso, capo-struttura del presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta del Consiglio regionale della Calabria, Arturo Bova, annunciando le proprie dimissioni dall’incarico. “Le indagini, meravigliosamente condotte e portate e termine da magistrati integerrimi – aggiunge Piroso – stanno evidenziando un legame e profonde collusioni tra ‘ndrangheta e massoneria deviata. Una cosa, pero’, e’ parlare di massoneria ed un’altra di massoneria deviata. Una cosa e’ parlare di decine di migliaia di uomini che hanno deciso di seguire una ‘scuola iniziatica’ secolare nel segno della liberta’, dell’uguaglianza e della fratellanza, lavorando ‘per il bene e per il progresso dell’umanita’ ed un’altra e’ quella di parlare di pochi, che magari nascondendosi dietro una ritualita’, la sfruttano per il raggiungimento di un interesse personale”.

 

“Fare di tutta l’erba un fascio – dice ancora il collaboratore dimissionario del presidente Bova – non porta mai ad una corretta informazione ed una responsabile individuazione delle problematiche. Serve piu’ che mai, in questo momento storico, distinguere e chi puo’ farlo se non chi ne ha le competenze e le conoscenze per farlo. Magistrati, giornalisti, illustri illuminati di ogni settore hanno l’obbligo morale e culturale di comunicare il vero, di fare i distinguo e di chiamare le cose con il proprio nome, facilitando la comprensione delle cose e dei fatti alla popolazione. In un Paese che decide di aprire moschee e che si propone di accogliere le varie diversita’ di pensiero e di cultura del mondo, c’e’ ancora chi prova a discriminare i massoni, discrimina la diversita’ di spirito ignorandone l’origine e gli orizzonti. Si apra un vero dibattito in Calabria ed in tutta Italia ed in ogni luogo nel quale l’ignoranza e la strumentalizzazione tentano di prevalere. Nel 2016 in Italia, c’e’ ancora chi tenta la caccia alle streghe, fuori dai tempi e dalle liberta’ di pensiero“.

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