Non sempre la memoria svolge al meglio il suo compito, specie se non adeguatamente stimolata… ’vero Pino Faraca?’
COSENZA – Spettabile redazione di QuiCosenza.it, ho seguito l’8 giugno u.s. sul terzo canale RAI, durante la trasmissione” Buongiorno Regione”, l’intervista all’ex ciclista cosentino Pino Faraca relativamente al memorial dedicato al padre Franco, famoso ciclista cosentino degli anni cinquanta. Devo dire che la mia amarezza è stata grande nel sentire l’intervistato parlare non solo delle imprese e delle vittorie del padre, ma soprattutto e con enfasi delle sue personali imprese ciclistiche, commentandole con un giornalista dell’epoca col quale la conduttrice della trasmissione si era collegata. Naturalmente Pino Faraca non ha ritenuto di dovere menzionare minimamente il nome di colui che, a mio parere, fu l’artefice principale della sua brillante carriera, Vincenzo Ledonne che da giovane fu corridore e compagno del padre.
Il signor Ledonne, fondatore, finanziatore e Presidente della” Società Ciclistica Fausto Coppi” intitolata al Campionissimo del quale, fin da ragazzo, si era innamorato tanto da farne l’unico protagonista dei due volumi a lui intitolati e che lo stesso ha scritto e fatto pubblicare a sue spese senza scopo di lucro. Ritornando al Faraca, appunto, ho rilevato che ha creduto bene di non fare menzione colui il quale, io ritengo, sia stato il suo “maestro”, colui che, assieme al padre, lo ha avviato, curato e preparato alla grande e brillante avventura del ciclismo, consegnandolo a quel ciclismo professionistico che lo vide vincitore, alla sua prima partecipazione al giro d’Italia del 1981, della prestigiosa maglia bianca come miglior giovane partecipante al Giro. Infine, mi preme evidenziare come durante l’intervista si è parlato della necessità di avviare i giovani ad intraprendere questa bella disciplina, dimenticando, però, di ricordare che fu proprio il signor Vincenzo Ledonne a fondare una “scuola” nella quale personalmente ha cercato di forgiare i giovani e inculcargli quell’amore per il ciclismo che in alcuni casi li avrebbe portati a grandi risultati. Li curava sotto tutti i punti di vista con grande passione e abnegazione e non solo sotto il profilo sportivi. Ne curava la tecnica, la salute, la dieta, lo sviluppo fisico nonché l’etica sportiva. Noi calabresi abbiamo grandi personaggi, in campi diversi, che potrebbero dare molto più lustro alla nostra terra ma che noi stessi, forse, non sappiamo apprezzare e valorizzare. Per quanto sopra esposto, con grande tristezza ho seguito la trasmissione e l’intervista, anche perché, il solo pensiero che Vincenzo Ledonne la stesse seguendo, mi ha conferito un certo disagio che mi ha spinto a fare questa, forse banale, considerazione:[quote]Non sempre la memoria svolge bene il suo compito, specie se non adeguatamente stimolata e arricchita da una buona dose di riconoscenza[/quote]
Di quanto ho scritto e delle considerazioni fatte, avendone personale conoscenza, me ne assumo piena responsabilità.
C. L.