COSENZA – Come eravamo, come siamo diventati, come ci avviamo ad essere.
Un tuffo nel passato, un amarcord in piena regola che non ti aspetteresti certo da un ufficio statistica, abituato alla fredda elaborazione di numeri. Una regola che ha, invece, la sua eccezione, quella dell’Ufficio Statistica del Comune che ha presentato un’indagine sulla qualità della vita nella città di Cosenza negli ultimi cinquant’anni, dal 1960 al 2010, con riferimento agli aspetti socio-economici. Una fotografia puntuale e fedele, frutto del lavoro di tre funzionari: Egidio Bruni, Vincenzo Aiello e Dante Scorza. I dati raccolti e commentati ieri al chiostro di San Domenico nel libro riguardano i censimenti della popolazione, il tasso di occupazione, la scolarizzazione, i dati demografici, i matrimoni celebrati, le nascite e i divorzi.
Decisivo il contributo dato dall’Ufficio Statistica in qualche caso particolare, come i tre censimenti dei rom presenti sulle sponde del Crati, soprattutto ai fini dell’avviamento dei bambini rom all’istruzione obbligatoria, come alle campagne di vaccinazione e all’assistenza sanitaria. Curioso e carico anche di richiami nostalgici il riferimento agli anni sessanta, quelli del boom economico, quando un caffè consumato al Bar Gatto o al Taormina costava solo 50 lire e quando l’aumento del salario reale e del potere dì acquisto consentiva alle famiglie cosentine una condizione di benessere generale e permetteva al 13% dei nuclei familiari di possedere un apparecchio televisivo. E se per le donne che cominciavano a camminare speditamente verso l’emancipazione, gli status symbol si coniugavano con il possesso degli elettrodomestici figli del boom economico (tv, lavatrice o frigorifero), per gli uomini era il possesso dell’automobile – la Fiat 600 si poteva acquistare anche in comode rate – a fare la differenza.
La ricerca di Bruni, Aiello e Scorza va anche oltre, fotografando il fenomeno delle vacanze di massa, quello migratorio dei cosentini verso il Nord, con la conseguente fine della famiglia patriarcale, l’arrivo dei primi stranieri in città che conferma la vocazione di Cosenza città dell’accoglienza. Già negli anni ’60 l’allora Sindaco Mario Stancati si era premurato di iscrivere all’anagrafe i cittadini rom presenti sul territorio comunale. Un’indagine sui processi di cambiamento verificatisi nell’ultimo cinquantennio a Cosenza non era stata fatta prima. “L’indagine – ha spiegato Aiello – disegna anche la parabola evolutiva che ha dato la possibilità a ciascuno di poter migliorare la qualità della vita. Con il passaggio della lira all’euro non c’è, come si è portati a pensare, un impoverimento economico dipendente dall’introduzione della nuova moneta”.
Al termine degli interventi, spazio ad un video descrittivo dell’indagine e poi ad una performance teatrale, a cura del Parco “Tommaso Campanella”, con gli attori William Gatto e Francesco Fiorino ad interpretare rispettivamente un ventiquattrenne del ’67, Giovanni, ed un pari età dei giorni nostri, Francesco, in una sorta di “Ritorno al futuro” che ha brillantemente disegnato un confronto tra generazioni, tra passato e presente, tra modernariato e nuova tecnologia, mentre a Cosenza, sullo sfondo, si inaugurava lo stadio San Vito con la partita Italia-Cipro, finita cinque a zero, con reti di Mazzola e Riva e che, il primo novembre del 1967, spianava agli azzurri la strada del Campionato europeo poi vinto nel ’68 nella finale di Roma, ripetuta due volte, contro la Jugoslavia.