Insulti omofobi per l’aspirante sindaco del Comune che da anni non ha candidati

Dal 2013, quando è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, i cittadini non hanno mai avuto un sindaco. Nelle ultime tornate elettorali nessuna lista ha avuto il ‘coraggio’ di scendere in campo. Dal carcere l’ordine di non votare

 

SAN LUCA (RC) – Dal silenzio all’insulto. San Luca, piccolo centro di 4mila anime nella locride, non ha un sindaco dal 2013 quando è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Solo nel 2015 una timida lista arrivò alle urne. Gli elettori sanluchesi però furono così pochi da non riuscire a raggiungere il limite di voti necessari ad amministrare un Comune. Negli anni successivi nessun aspirante sindaco ebbe il ‘coraggio’ e la voglia di scendere in campo per salvare San Luca dal giogo del commissariamento. Oggi che il massmediologo Klaus Davi ha inteso proporre la sua candidatura alla carica di primo cittadino appare anche un avversario, Francesco Anoldo Scafaria, e il clima si fa da subito rovente. Ad oggi lo scontro è arrivato a palesarsi in insulti omofobi e querele.

 

 

«Sono favorevole alla dialettica politica, ma gli insulti omofobi no, non devono passare. Il suo modo di esprimersi non rappresenta i sanluchesi, che sicuramente non condividono i suoi toni omofobi. Non sono una ‘soubrette’, e gli aspetti personali non devono entrare nella campagna elettorale. Non è questo che vuole San Luca e non è questo che vuole la Calabria. Per questo ho dato mandato al mio avvocato di querelare per diffamazione aggravata Francesco Anoldo Scafaria».  Lo ha dichiarato il massmediologo Klaus Davi in merito alle dichiarazioni offensive rilasciate dall’altro candidato sindaco nel comune di San Luca, Francesco Anoldo. «Farò causa sia in sede penale che in sede civile e i soldi che ricaveremo andranno interamente a favore della comunità di San Luca», conclude Klaus Davi.

 

«L’ordine di non votare a San Luca parte da alcuni mammasantissima che sono in carcere e che stanno tentando, tramite i loro emissari, di impedire nuove elezioni. Ma il popolo di San Luca non si accoderà e si ribellerà a questo diktat – aveva dichiarato il massmediologo Klaus Davi nei giorni precedenti all’insulto omofobo – . È in atto una campagna di opinione pesante che usa strumenti di denigrazione rozzi affinché non si voti. Ma questo non c’entra nulla con la volontà dei sanluchesi. Chi sostiene queste menzogne come fossero ‘opinione di paese’, senza un solo dato scientifico, non è altro che un volonteroso carnefice della democrazia.

 

 

A maggio non si potrà non votare, sarà il trionfo dello Stato e la sconfitta dell’Antistato. Farò una campagna elettorale senza scorta e tutele: sarebbe inutile e offensivo verso le cittadine e i cittadini, in fondo il mio lavoro è totalmente innocuo e irrilevante. Ho scritto per anni di Giovanni Tegano junior, ho svelato la sua rissa con il politico di Fratelli d’Italia Domenico Meduri (motivo per il quale è stato arrestato un anno dopo) e il lavoro è stato  ‘oscurato’ come se non fosse mai esistito. La Calabria è l’unica regione in cui pezzi di Stato tifano per l’invisibilità. Questo è uno dei tanti esempi. Per fortuna c’è anche chi fa gioco di squadra».

 

LA POSIZIONE DELLO ‘SFIDANTE’: «INDEGNA CRIMINALIZZAZIONE DELLA CALABRIA»

Non tarda ad arrivare la risposta di Francesco Anoldo candidato a Sindaco al Comune di San Luca, alle dichiarazioni di Klaus Davi che sostiene che l’ordine di non votare arrivi direttamente dal carcere. «La storica criminalizzazione della Calabria,  – scrive in una nota Anoldo – che oramai si e’ naturalmente evoluta in una totale forma di demonizzazione oppressiva del popolo calabrese, ha raggiunto livelli di esasperazione incontenibili. L’indegna narrazione che segue da tempo logiche politicizzate e’ ogni giorno sempre piu’ offensiva, urticante e lesiva della dignita’ e della storia di una comunita’ che, sebbene riconosce i propri lati oscuri, non si arrende ad essere catalogata tutta come “gente di malavita”. Questa martellante propaganda antimafiosa ha sviluppato logiche umanamente aberranti fondate sul contagio mafioso. ‘Ndranghetisti i padri pertanto ‘ndranghetisti i figli. Senza alcuna possibile speranza. L’hanno spenta la speranza in questa madre terra, perche’ i calabresi servono cosi: sporchi e mafiosi e sottomessi. Siamo numeri, carcasse, forse solo carne da macello, spesso sacrificati in nome di una legalita’ soubrette che non cura, ma ammala.

 

 

Di una legge che qui non e’ uguale per tutti. Non posso permettere ad uno svizzero venuto a San Luca solo perché alla ricerca di notorietà di fare dichiarazioni che offendono la dignità di un’intera comunità che ancora una volta viene additata come complice della ‘ndrangheta. Mesi fa ci aveva provato anche lo scrittore Roberto Saviano che dichiarò che i bambini di San Luca,  hanno tutti un tatuaggio sulla mano a forma di scorpione. Una sorta di marchio di appartenenza, di omaggio al paese stesso e non in ultimo simbolo di un evidente patto di fedeltà con la malavita. Entrambi sono dichiarazioni  orribili  che sporcano la purezza di bambini ignari di qualsiasi dinamica criminale e  innocenti che ancora una volta vengono strumentalizzati a titolo sensazionalistico, senza alcun rispetto. Per questo ho deciso da calabrese e non da politico di denunciare entrambi alle autorità competenti».

 

 

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