“Io scomoda perché non agivo a comando. Sebi Romeo, faceva pressioni per avere la mia testa, riuscendo infine nell’intento.“
LAMEZIA TERME (CZ) – L’ex assessore regionale al welfare, Federica Roccisano, dopo la decisione della revoca del suo mandato, comunicata dal presidente della Regione Mario Oliverio; ha deciso di incontrare i giornalisti per raccontare la sua verità. La revoca, a detta della Roccisano, sarebbe stata decisa da persone vicine a Oliverio per accordi preelettorali che lei tuttavia non conosce. “Non ero una persona a disposizione di chi pensava di avere, come è stata definita, una bottiglia nelle proprie mani da spostare da una parte all’altra della Calabria”. Così ha dichiarato questa mattina in conferenza Federica Roccisano. “Io – ha aggiunto – non sono stata questa, non ho risposto a richieste che sono state fatte, politiche e meno, sia di incontri o di azioni e di risposte da dare e questo probabilmente ha dato un po’ sui nervi ad una parte politica che pensava di avere investito su un oggetto e non su una persona indipendente, autonoma che sposava non delle persone ma un progetto politico”.
Per l’ormai ex assessore regionale a decidere la sua estromissione sarebbero state “persone che sono vicine al presidente della Giunta perché non penso che tutte le stesse voci pesano allo stesso modo nelle orecchie del presidente della Giunta. Sicuramente sono state persone estremamente vicine a lui che hanno definito e deciso questo destino che sicuramente, come avevo anticipato il due gennaio al presidente nel nostro incontro, hanno brindato anche perché finalmente avevano ottenuto il loro obiettivo e, quindi, l’hanno vinta loro. Mi era stato chiesto di dimettermi, però questo strideva con quelle che sono la mia storia e la mia coscienza personale. Federica Roccisano era scomoda perchè non era comoda, cioè non era una persona che a comando parlava o a comando taceva o a comando andava o a comando diceva si”.
Secondo l’ormai ex assessore regionale alla base della sua revoca “c’è anche isolamento da parte del mio partito, il Pd, soprattutto di quello di Reggio Calabria. Il Pd è il partito al quale appartengo, nonostante in questi due anni sia stato silente. E penso che ci sia una dimensione diversa da livello calabrese a quello nazionale. Riconosco al segretario Renzi e al Presidente del Consiglio Gentiloni il merito di avere fatto delle cose che, sul sociale e anche nel merito del lavoro, non erano mai state fatte. Riconosco, al contrario, una distanza totale dai territori con il livello nazionale, ma diciamo che i mie ideali rimangono vicini al Pd. Prima della mia nomina lavoravo nella segreteria politica dell’attuale capogruppo regionale democratico, Sebi Romeo, che dopo pochi mesi però ha iniziato a fare pressioni per avere la mia testa, riuscendo infine nell’intento. Sono stata bersagliata da una vera e propria macchinazione fatta anche di pettegolezzi e di strumentalizzazioni: mi hanno persino accusata di non essere incisiva sul piano politico quando il mio ruolo d’assessore era essenzialmente tecnico”.
Quindi l’attacco, duro vero la regia oscura che avrebbe voluto la sua testa: “è stata ordinata una macchina del fango anche con il programma Report”, con alcune motivazioni che per la Roccisano “sono ingiuste, perché ad una persona sono state scaricati quasi tutti i mali della Calabria. Sono stata chiamata senza chiedere nulla e mi sono tuffata nel lavoro perchè credevo nel progetto politico del presidente Oliverio e di un partito, il Pd, nel quale milito da 10 anni. Ringrazio il presidente Oliverio che mi ha consentito di servire la Calabria come una figlia fa con la madre, cioè con grande amore, ma – ha dichiarato l’ex assessore – non accetto di avere l’impressione che solo a me vengano attribuiti i mali della Calabria“.