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Morì dopo il parto: domani quattro medici alla sbarra
COSENZA – Maternità negata. E’ questo il dramma che ha segnato la vita della 27enne Caterina Loria,
diventata mamma il 21 giugno dello scorso anno
e deceduta un paio di giorni dopo il parto. Quella gioia grande di diventare mamma, l’aveva sempre voluta, così come suo marito Paolo, il giorno della nascita della loro bimba era al settimo cielo. La goia, però, per Caterina Loria, è durata poco, troppo poco. Il suo cuore e la speranza di vedere crescere sua figlia sono morti in un letto dell’ospedale dell’Annunziata. Dal giorno di quell’immane tragedia, Paolo e la famiglia, hanno smesso di vivere anche loro. Per amore di quella bimba e per ricordare Caterina si sono aggrappati al senso della giustizia e alla ricerca estenuante della verità, presentando un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica. Il fascicolo, aperto dal procuratore capo Dario Granieri, è stato poi affidato al pm Salvatore Di Maio, componente del pool di magistrati impegnati sui reati contro la persona e gli errori medici. Gli avvocati Pasquale Vaccaro e Tommaso Stillitano, legali di fiducia della famiglia di Caterina Loria, nella denuncia hanno ricostruito minuziosamente i passaggi essenziali di quel decesso. In base agli accertamenti giudiziari, effettuati dalla Procura della Repubblica, sono finiti sotto inchiesta il primario del reparto di Ginecologia e tre medici: Pasquale Pirillo, 63 anni di Rossano, Andrea Bilotti, 58 anni di Carlopoli, Attilio Forte, 62 anni di Trenta e Maria Patrizia Romano, 49 anni di Cosenza. Domani, infatti, per i quattro, inizierà il processo. L’accusa per tutti è di omicidio colposo. A questa conclusione il pm, titolare dell’inchiesta, è arrivato dopo aver letto la perizia medico-legale che l’anatomopatologo Berardo Cavalcanti, incaricato dalla Procura di effettuare l’esame autoptico sulla donna, ha consegnato al quarto piano dell’ufficio giudiziario di via Sicilia. Secondo quella relazione Caterina Loria sarebbe deceduta per una tromboembolia massiva del ramo principale dell’arteria polmonare, con tromboembolizzazione diffusa del suo letto vascolare, associata a microinfarti emorragici polmonari, secondaria a tromboflebite della vena safena interna, insorta nel decorso post-operatorio in soggetto sottoposto a taglio cesareo. Secondo gli accertamenti della procura, la 27enne srarebb e stata frettolosamente dimessa dal nosocomio, nonostante la stessa ribadisse ai medici di avvertire un forte dolore alla caviglia e al polpaccio sinistro, insorto dopo aver partorito. Secondo il pm è stata questa la causa del decesso. La donna, infatti, il 21 giugno dello scorso anno, quando varcò la soglia d’ingresso del reparto di Ginecologia dell’Annunziata, aveva, come ogni mamma in attesa, il volto della felicità. Dopo la fase del monitoraggio, i sanitari del reparto consigliarono alla donna il parto cesareo, anche per evitare eventuali complicazioni alla bimba. La neonata nacque sana e venne subito trasferita nel reparto di Neonatologia per essere visitata. Se le condizioni di vita della bimba erano buone, non si poteva dire lo stesso di Caterina Loria che, dopo il parto cominciò ad avere i dolori alla caviglia e al polpaccio. A questa sintomatologia, però, i medici non diedero la giusta importanza e lasciarono la 27enne in balia dei suoi fastidi. Quegli stessi dolori hanno scatenato una trombosi venosa profonda degenerata in un’embolia polmonare che ha causato la morte della 27enne, spegnendo per sempre il suo sorriso allegro di giovane mamma e il desiderio di crescere sua figlia.
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