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Cocaina: tentarono di corrompere finanziere per far passare il ‘carico’, ricercato un colombiano
BRINDISI – In varie fasi, gli investigatori hanno complessivamente sequestrato 321 chili di cocaina.
La Guardia di Finanza di Brindisi ha eseguito stamane sette arresti legati all’universo del narcotraffico. Destinatari dei provvedimenti restrittivi sono quattro persone residenti in provincia di Lecce, due persone residenti nella provincia di Reggio Calabria ed un cittadino colombiano, accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale e allo smercio di cocaina. Secondo le indagini,erano i due calabresi a provvedere direttamente all’acquisto e all’importazione della cocaina attraverso un colombiano referente di un’organizzazione criminale sud americana.
La droga giungeva in territorio italiano nascosta in container con carichi di copertura, arrivati nei porti di Genova e Gioia Tauro.Le indagini sarebbero scaturite dalla denuncia di un finanziare che il sodalizio criminale avrebbe tentato di corrompere per far entrare la cocaina nel porto di Brindisi senza alcun controllo da parte delle forze dell’ordine. L’inchiesta ha quindi consentito di far luce su un clan salentino – calabrese dedito al traffico transazionale di sostanze stupefacenti fra il Sudamerica e la Puglia, passando per i porti di Gioia Tauro e Genova. Gli arrestati pugliesi risiedono a Squinzano in provincia di Lecce: Francesco Pezzuto, 71 anni, del figlio Vittorio Pezzuto, 48 anni, e dei fratelli (entrambi latitanti) Patrizio Pellegrino, 44 anni, e Antonio Pellegrino, 41 anni.
I calabresi sono invece Giuseppe Novello, 34 anni, e Stefano Condina di 49 anni. Irreperibile oltre ai due fratelli Pezzuto anche il colombiano Marin Villa. Secondo quanto emerso pare che i Pezzuto avvicinarono un militare addetto ai controlli sui carichi in arrivo nel porto di Brindisi, tentando di ‘comprarlo’ con una somma di denaro pari a 100mila euro. Ma il tentativo di corruzione venne immediatamente segnalato al comando delle fiamme gialle e alla procura di Brindisi. Scartato il porto di Brindisi, la presunta organizzazione optò per dei porti interessati dalla movimentazione giornaliera di una notevole mole di container: quelli di Genova Sestri e Gioia Tauro.
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