Archivio Storico News
Armi siriane: dopo il trasbordo di Gioia Tauro preoccupa l’idrolisi a largo di Creta
WASHINGTON – Arriva dal Pentagono la notizia della neutralizzazione del carico di armi chimiche trasferite nel porto italiano di Gioia Tauro dal cargo danese Ark Futura alla nave statunitense Cape Ray.
Il colonnello Steve Warren, portavoce del Pentagono comunica che è stata distruta la totalità delle 581 tonnellate dei componenti usati nella fabbricazione del gas sarin che erano a bordo della nave che si trova ora a largo di Creta nel Mediterraneo. Il colonnello ha aggiunto che si è iniziato a neutralizzare anche 19,8 tonnellate di componenti usati per la fabbricazione del gas-mostarda, l’iprite che uccide in tre minuti trasbordata in Calabria. La distruzione di questi elementi sarà completata entro fine agosto. I 78 container che sono transitati da Gioia Tauro contengono circa 600 tonnellate di materiale. Ad allarmare gli ambientalisi ma anche numerosi esperti è il processo di trattamento e smaltimento dei rifiuti che per la prima volta nella storia viene effettuato in mare. Il professor Evangelos Gidarakos, docente di Lavorazione e distribuzione di rifiuti tossici e pericolosi presso il Politecnico di Creta, una delle più prestigiose istituzioni universitarie greche spiega che “il problema dei rifiuti non riguarda solo Creta, ma l’intero bacino del Mediterraneo. Questa zona tra l’Adriatico e il Mediterraneo era diventata ‘un cimitero di prodotti chimici’ dalla mafia italiana, che aveva immerso in un periodo di 20 anni circa 30 navi cariche di vari tipi di sostanze e rifiuti chimici, come è stato rivelato in questi ultimi anni”. I composti chimici in smaltimento nelle acque internazionali a largo della Grecia, sono sostanze, secondo il prof. Gidarakos, “principalmente formate da cloro e fluoro, di per sé altamente velenose e tossiche. Tra queste esiste una gamma di altre sostanze acquistate dalla Siria dopo l’embargo per cui sono sia di provenienza sia di natura ignota”.
Più ottimista il professor Carlo Bonini che è anche consulente del ministero degli Esteri. All’Ansa assicura: “Il sistema è del tutto innovativo perché non mai stato usato in mare. Ma sappiamo che la nave ha fatto un serie di prove per poterlo utilizzare a bordo, e che è dotata di equipaggi addestrati a questa situazione. Alla fine del processo di distruzione nel Mediterraneo, tutte le sostanze saranno state trasformate in composti chimici, non più armi chimiche”. Naturalmente permangono alcune aree di rischio in tutta l’operazione: “Teoricamente – afferma Bonini – non c’è nessun rischio, se non c’è fuoriuscita di liquido. Si dovrà certamente tener conto delle condizioni meteorologiche del mare”. A questo punto viene spontaneo chiedersi perché il Ministero della Difesa USA abbia deciso di smaltire le armi chimiche siriane proprio nel Mediterraneo, anzi a metà strada fra Italia e Creta e non, per esempio, in aree remote dell’Atlantico o del Pacifico. Dubbi permangono inoltre sul perché le autorità italiane e greche abbiano fatto tali concessioni alla nave militare Cape Ray. Intanto nonostante il regime di Assad abbia consegnato alle autorità il proprio arsenale chimico ad Aleppo negli ultimi sei mesi hanno perso la vita 1849 civili, tra cui 249 bambini e 519 donne.
Social