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Sesso e metadone, il giovanotto ucraino morì a casa de ‘la russa’
SCALEA – Un ‘festino’ letale.
Fu l’epilogo di una notte a base di sesso ed eroina a causare la morte del ventiquattrenne ucraino trovato privo di vita su un marciapiede nella periferia di Scalea. Dopo un anno di indagini il camandante Falce della compagnia di Scalea è riuscito a dare un’identità ai presunti assassini del ragazzino che dall’Est era approdato nell’Alto Tirreno cosentino in cerca di un futuro migliore. Vladimir Ivanenko forse sopraffatto dalla solitudine avrebbe così iniziato a frequentare Volodomir Pysyura suo compaesano di dieci anni più grande residente a Tortora. Insieme avevano deciso di trascorrere una serata più trasgressiva andando a trovare ‘la russa’. Irina Fadyeyva è una 38enne che sa come far ‘svagare’ gli uomini, una meretrice professionista. Ma il giochino erotico quella sera avrebbe avuto un epilogo tragico. Quel rapporto ‘a tre’ in realtà non si è ancora scoperto se sia stato consumato o meno. Quello che è certo è solo il decesso di Vladimir. La donna nota nel quartiere per la propria attività di meretricio pare rifornisse i tossicodipendenti della zona di eroina e, in casi estremi, di metadone. Dove si procurasse le sostanze stupefacenti dovrà spiegarlo ai giudici.
I due ragazzi arrivati dalla ‘russa’ iniziarono a consumare la propria dose, ma il piccolo Vladimir poco avvezzo alle droghe pesanti non regge. Sviene. L’amico per rimediare gli dà del metadone. Vladimir peggiora . Iniziano a prenderlo a schiaffi, lanciargli acqua addosso, lo mettono steso fuori dal balcone, è Novembre e il freddo secondo i due dovrebbe bastare a far rinvenire il ragazzino. Ma la ‘terapia d’urto’ non funziona: Vladimir muore d’overdose. Il suo cadavere non può rimanere in casa della prostituta già tenuta sott’occhio da tutti i vicini che lamentano il via vai di migranti ad ogni ora del giorno nell’appartamento della donna. Allora lo trascinano fuori dal palazzo, sul marciapiede, davanti al cortile. Al mattino i primi passanti scoprono l’orrore. Ma è mistero. Solo ieri a distanza di un anno i militari sono riusciti a rendere giustizia all’assassinio identificando i due come i presunti autori del delitto. Gravi indizi di colpevolezza pendono sulle teste dei due ultratrentenni. Ad ora in attesa di giudizio, la bella Irina è stata rinchiusa nel penitenziario femminile di Castrovillari, mentre Volodomir è detenuto nel carcere di Paola. Il giovane 24enne invece non realizzerà mai il suo sogno: un lavoro e una famiglia.

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