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Ferito in un agguato dopo una lite per un parcheggio, un fermo

Calabria

Ferito in un agguato dopo una lite per un parcheggio, un fermo

L’uomo di 32 anni era stato raggiunto da un colpo di pistola sabato notte. Un ventenne è stato fermato per tentato omicidio

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VIBO VALENTIA – I carabinieri hanno eseguito un provvedimento fermo per il tentato omicidio avvenuto nella notte fra sabato e domenica scorsi nel centro di Vibo Valentia. Si tratta di Francesco Barbieri, 20 anni, di Pannaconi, che si è consegnato ieri sera al comando provinciale dell’Arma di Vibo Valentia accompagnato dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Bagnato. Il giovane è il nipote di Giuseppe Accorinti, alias Peppone, ritenuto il boss del Poro imputato nel processo Rinascita-Scott.

La vittima Domenico Catania, 32 anni, di Vibo , era rimasta ferita da un colpo di pistola che lo ha raggiunto alla spalla. Catania già noto alle forze dell’ordine è imputato nel maxiprocesso Rinascita Scott contro i clan del Vibonese. Nell’ambito del maxiprocesso è accusato di un tentato omicidio avvenuto a Vibo nel settembre del 2015.

La sparatoria è avvenuta al culmine di una lite per un parcheggio, e secondo le indagini dei carabinieri e della Procura, il tentato omicidio è stato filmato dalla telecamere di videosorveglianza presenti nel vicolo dove è avvenuta la discussione poi sfociata nel ferimento di Catania. Francesco Barbieri è stato portato in carcere in quanto raggiunto da un fermo di indiziato di delitto del pubblico ministero Luca Ciro Lotoro che dovrà ora essere convalidato dal gip del Tribunale di Vibo Valentia. Gli vengono contestati i reati di tentato omicidio, porto abusivo e detenzione illegale di arma da fuoco e munizionamento.

Il padre ed i fratelli del fermato sono tutti sotto processo nell’ambito della maxioperazione Rinascita Scott con l’accusa di associazione mafiosa, così come la vittima. La sparatoria non rientrerebbe, però, in un contesto mafioso e da qui la competenza della Procura ordinaria di Vibo Valentia, e non della Dda di Catanzaro, diretta dal procuratore Camillo Falvo.

 

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