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Napoli e quella pubblicità che fa discutere
COSENZA – Quello slogan che non piace. Soprattutto alle donne.
Un uomo con un panno in mano, il corpo esanime di una donna, lo slogan: «Elimina tutte le tracce». L’azienda si difende: «Nessun intento offensivo». E’ questo il messaggio pubblicitario, contenuto nello slogan che ha scatenato il putiferio. L’uomo è seduto sul letto, guarda direttamente in camera. In mano ha qualcosa di rosa, non si capisce subito se sia un foulard o uno straccio. Dietro di lui, si intravedono le gambe di una donna nuda, divaricate, di sghimbescio. Come quelle di un corpo abbandonato, nascosto dal piumone. Inquietanti, così come inquietante è quell’ombra sullo sfondo, che sembra quella di un braccio alzato con un coltello in mano. Si tratta di un cartellone che pubblicizza un panno cattura polvere e campeggia per le strade di Napoli. Lo slogan pare fugare ogni dubbio: «Elimina tutte le tracce». La donna della foto sembra davvero essere appena stata uccisa, lo spunto sembra essere il femminicidio. C’è chi dice che potrebbe riferirsi all’adulterio, ma l’altra versione della campagna, dove questa volta è una donna con il corpo esanime del compagno in giacca e cravatta, sembra confermare che si tratti proprio di un delitto. Una passante ha raccontato il proprio sdegno con una lettera a Repubblica, la giornalista Loredana Lipperini ha pubblicato la foto del cartellone sul suo blog, e in poco tempo è diventata virale. Adesso anche il movimento Il corpo delle donne ha deciso di prendere posizione, esortando le donne a fare denuncia all’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria. Un gruppo di Parlamentari di Pd e Sel hanno inviato al presidente della Camera Laura Boldrini una lettera per chiederne l’intervento: «In Italia ogni due giorni una donna viene uccisa da mariti, fidanzati ed ex partner e subisce violenze nelle mura domestiche. Non riteniamo pertanto accettabile che, per profitto, si possa ironizzare o fare anche la più lontana allusione al tema. Per questo chiediamo alla presidenza della Camera di intervenire autorevolmente nei confronti dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria (Iap) per la pubblicità lesiva in questione». «Credo che siamo dinanzi alla classica tempesta in un bicchiere d’acqua. C’è stata una lettura distorta del messaggio. Certo è che non c’è alcuna ispirazione al femminicidio: chi lo afferma lo fa in maniera davvero impropria», ha spiegato il consulente marketing dell’azienda, Stefano Antonelli. Aggiungendo: «La ditta voleva far leva sull’ironia del messaggio: sul manifesto si vantano le doti del nuovo prodotto che ‘ammazza’ lo sporco. Ci dispiace che ci sia stato questo clamore mediatico è semplicemente un messaggio pubblicitario, come tanti altri, che serve a richiamare l’attenzione. Nessun intento offensivo verso le donne, come dimostra anche la doppia versione del manifesto. Anzi da ieri sera siamo noi ad essere oggetto di messaggi offensivi». Che dire, il messaggio questa volta ha fallito. Più che catturare la polvere, ha catturato critiche e polemiche. A bizzeffe.
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