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Violenza, limiti del ‘Codice rosso’ e futuro per le donne nell’animato convegno de “La Casa di Giusy”

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Violenza, limiti del ‘Codice rosso’ e futuro per le donne nell’animato convegno de “La Casa di Giusy”

La pandemia, il codice rosso, la famiglia e la violenza di genere. Questi i temi affrontati ieri al chiostro di San Domenico nell’ambito del convegno promosso dalla neonata associazione di volontariato “La Casa di Giusy”

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COSENZA – La famiglia dovrebbe essere un luogo sicuro e non una prigione per le donne e soprattutto per i minori che spesso vivono e crescono in contesti di violenza rimanendo inermi e di conseguenza invisibili. Attorno al libro della criminologa forense e psicologa Maria Pia Turiello intitolato “La famiglia: un porto sicuro o una prigione?” si è tenuto ieri un acceso confronto-dibattito promosso dall’associazione “La Casa di Giusy” presieduta da Giacomo Terzo, che ha deciso di dedicare alla moglie scomparsa a causa di un male che l’ha strappata alla vita e all’amore della sua famiglia, ad altre donne, mogli, fidanzate, compagne, ma soprattutto persone, con l’intento di arrivare all’apertura di una casa d’accoglienza per la semiautonomia delle donne maltrattate e vittime di violenza e consentire loro, di poter guardare al futuro attraverso percorsi di formazione e di avviamento al lavoro. Per dare alle donne una nuova vita oltre l’incubo della violenza.

All’iniziativa moderata dalla prof.ssa Valentina Scrivano, docente con specializzazione nella disabilità, hanno preso parte anche l’assessore al Welfare del Comune di Cosenza, Alessandra De Rosa, che ha portato i saluti del sindaco, da anni impegnata sul campo a sostegno delle famiglie e delle donne della città, il cavaliere Pasquale Giardino, che attraverso l’ANCRI ha messo in campo, soprattutto nel periodo della pandemia numerose iniziative di sostegno alle persone in difficoltà. A mostrare la sua vicinanza alle attività dell’associazione e la forte volontà di collaborare al progetto anche il presidente nazionale di ASSAPLI (Ass. App. Polizia Locale Italiana), l’avvocato Dario Giannicola del Comune di Castrovillari, già Comandante di Polizia locale, da tempo impegnato nell’attività di volontariato presso il CSV.

Nutrita la partecipazione e numerosi gli interventi a partire dal presidente di Confapi, Francesco Napoli che ha assicurato il suo impegno nell’aiutare l’associazione a sostenere le donne in ambito lavorativo attraverso le piccole e medie imprese. Aspetti giuridici della tutela delle donne, limiti e difficoltà nell’attuazione del ‘Codice rosso’ e funzionamento della macchina giudiziaria sono stati al centro degli interventi dell’avvocato e giurista Marco Grande e dell’avvocato Eugenio Bisceglia vice Presidente Camera Minori e Famiglia Roma che hanno fatto emergere anche le lacune del sistema giudiziario e del legislatore.

Promotrice di una legge contro il femminicidio, l’avvocato Maria Gatto che ha analizzato anche la forma e il linguaggio con il quale viene percepito la violenza di genere, fenomeno purtroppo senza confini culturali, etnici, anagrafici e socioeconomici. Tra gli altri interventi quello di don Fabio Bastoni, in rappresentanza del vescovo, che ha sottolineato quanto la pandemia abbia fatto emergere un aspetto che era già sentito nelle famiglie, ovvero la mancanza di dialogo. Poi la presentazione del volume da parte della criminologa Turiello, che è stata in prima linea nella definizione al Governo delle misure per il ‘codice rosso’ e che ne ha anche evidenziato limiti attuativi e soprattutto politici. Il suo libro è un compendio criminologico sul tema della violenza e dei maltrattamenti in famiglia che parte dal suo lavoro quotidiano: “io vedo e ascolto le donne tutti i giorni e conosco la drammaticità con cui questo fenomeno si presenta quotidianamente”.

Infine la parola è passata alla dottoressa Tiziana Scarpelli, commissario funzionario addetto della squadra mobile di Cosenza che ha parlato del grande impegno che svolge la Polizia in contesti familiari di violenza e anche attraverso il camper “Questo non è amore” ha toccato numerose città e soprattutto paesi dell’entroterra dove, in molti casi è ancora radicato lo stereotipo nei confronti delle donne assoggettate agli uomini. Tutti gli interventi hanno trovato una strada unica di pensiero: partire dalla formazione delle coscienze per prevenire la violenza di genere e costruire una rete composta dai diversi attori istituzionali per garantire alle donne la possibilità di poter guardare al futuro.

Un argomento di grande interesse con, al centro, La Casa di Giusy”, una realtà di volontariato nata con l’intento di dare sostegno ed ospitalità alle donne vittime di violenza, ai minori che le accompagnano e ai minori non accompagnati, definiti dalla dottoressa Turiello “invisibili” e spesso vittime inascoltate che “parlano però con i loro silenzi”. Un dibattito sentito e animato quello in onore di Giusy Santiago, moglie e donna alla quale è intitolata l’associazione scomparsa il 5 gennaio 2017 dopo aver combattuto a testa alta contro il cancro. Da una donna dunque, parte l’impegno per tutte quelle donne che desiderano ricostruire la propria vita oltre la violenza. Perchè un’altra vita è possibile: il “viaggio più difficile è la distanza tra due menti”.

 

 

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