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Proteste di piazza: colpa della politica e della sua “miopia”
COSENZA –La lotta continua, ad oltranza. I dipendenti delle aziende dei pullman in sit in da giorni, dopo l’eclatante protesta di stamattina, inscenata a Piazza Fera e che ha paralizzato per ore il centro
cittadino, hanno proseguito la serrata anche nel pomeriggio ritornando in massa a occupare simbolicamente le colonne dell’Autostazione. Sono le 18, quando dopo una breve riunione tra sindacalisti e delegati aziendali, s’è deciso di proseguire il presidio anche per tutta la notte. la notizia è salutata con scroscianti applausi dai manifestanti. Tutto avviene sotto ‘occhio attento delle forze dell’ordine. I dipendenti, però, per loro fortuna non solo soli, al loro fianco, infatti, sono scesi tutti gli operatori economici della zona delle Autolinee. Se muore l’autostazione, moriamo anche noi. Non è una scelta di egoismo economico, è una logica di solidarietà. Dai bar della zona escono in continuazione guantiere piene di caffè, bevande calde, servono per rifocillarsi e per “resistere” al freddo pungente di un’altra serata, dove la colonnina del mercurio scende fino a toccare temperature quai polari. Il caffè e la bevanda calda da sole non bastano a scaldare, alcuni salgono sui bus, sistemandosi all’interno con il motore acceso e il riscaldamento al massimo.Quicosenza che sin dalla sua nascita ha scelto di stare tra la gente, per raccontare i problemi, denunciare le emergenze, tirare le orecchie alla classe politica, è al fianco dei dipendenti in lotta, non solo quelli dei pullman ma anche quelli che, per la cecità, l’indifferenza, il menefreghismo di questa classe politica, eccellente nell’usare le parole, incapace di fare fatti, “crepano” quotidianamente di incertezze. Non si può andare avanti così. Credevamno che l’articolo 1 della costituzione, il vangelo della Repubblica, fosse valido per tutta la Penisola. Ci sbagliavamo. Qui da noi, il lavoro non è un diritto sacrosanto è una scommessa, purtroppo, già persa in partenza. Nel calderone della politica vanno inseriti tutti, senza distinzione di colore politico, ideologie partitiche e bandiere di appartenenza. Lasciatecelo dire: fanno schifo, se non tutti, la stragrande maggioranza. I lavoratori ricordano e lo facciamo anche noi, all’assessore Luigi Fedele e all’assessore Giacomo Mancini che i due, lo scorso 30 novembre hanno assicurato il loro impegno politico nella risoluzione della vertenza, in tempi brevi. Dimenticandosi, ovviamente, di aver preso un impegno da uomini, e senza la dovuta copertura finanziaria. Dimostrassero realmente di tenere alla Calabria, quella terra che fingono di amare, solo quando c’è da far incetta di voti, e di cui facilmente si dimenticano una volta che siedono sulle poltrone che contano. Regalassero un sereno natale ai senza lavoro, rinunciando ai loro stipendi, ai gettoni di presenza a tutti quei benefit di cui schifosamente usufruiscono ed abusano. Si mettessero, una volta buona, una mano sulla coscienza e pesassero ai problemi della gente, non quella dei salotti buoni, non quella che parla di legalità e poi scende a patti con la criminalità organizzata, non quella che promette lavoro e invece, razzia aziende solo per farle fallire e comprarle all’asta a due lire, mettendo nel freezer anche i dipendenti. Se le aziende non ricevono i soldi, non possono pagare i dipendenti e se non ci sono i soldi, le stesse ditte saranno costrette a ridurre il numero delle corse, ergo taglieranno indiscriminatamente il personale. La cassa integrazione, lo sappiamo bene, è il preludio al licenziamento. Le sacche di disoccupazione, di depressione e di povertà sono già piene, evitiamone altre. Ci vorrebbe un riscatto d’orgoglio dei calabresi, quelli onesti. Finiamola di voltarci dall’altra parte o di mettere la testa nella sabbia come gli struzzi e far finta di non vedere. Il dramma è sotto gli occhi di tutti. rendiamocene conto, prima che sia troppo tardi.
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