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Processo “Saggio Compagno”, assolto in appello l’imprenditore Vincenzo Zangari

Calabria

Processo “Saggio Compagno”, assolto in appello l’imprenditore Vincenzo Zangari

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Era accusato dal collaboratore Rocco Francesco Ieranò di essere uno ‘ndranghetista con la dote del “Vangelo”

 

REGGIO CALABRIA – La Corte di Appello di Reggio Calabria, presieduta dalla dott.ssa Lucia m. Monaco, nell’ambito del processo “Saggio Compagno” ha confermato l’assoluzione dell’imprenditore di Cinquefrondi (Rc) Vincenzo Zangari accusato di aver fatto parte, nella qualità di componente in possesso almeno della dote del Vangelo, con altri presunti affiliati, dell’articolazione territoriale dell’associazione di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta, operante nei comuni di Cinquefrondi, Anoia e nelle località limitrofe, inserita nel mandamento tirrenico della Provincia di Reggio Calabria.

Per la Procura Generale, che aveva chiesto la riforma della sentenza di assoluzione, rappresentata dal dott. Giuseppe Adornato che ne aveva chiesto la condanna ad otto anni di reclusione, le prove dell’affiliazione e della partecipazione alla ndrangheta di Vincenzo Zagari emergerebbero dalle dichiarazioni accusatorie del collaboratore di giustizia Rocco Francesco Ieranò riscontrate, a loro volta, da un’intercettazione ambientale captata a casa del coindagato Giuseppe Ladini.

I difensori dello Zangari, avv.ti Antonino Napoli e Antonio Cimino, nei loro interventi difensivi hanno evidenziato come nel caso del loro assistito la testimonianza del collaboratore di giustizia Rocco Francesco Ieranò non fosse accurata, precisa, dettagliata e coerente e che nei confronti dello Zangari non si poteva assumere che vi fosse la convergenza del molteplice poiché non vi erano le prove concernenti le circostanze fattuali relative alla partecipazione criminosa in questione e per queste ragioni l’appello del P.M. andava rigettato.

La Corte di Appello, accogliendo le tesi difensive, ha confermato l’assoluzione di Vincenzo Zangari dal reato di partecipazione ad associazione a delinquere di stampo mafioso.

Nel medesimo processo:

– Giuseppe Bruzzese è stato condannato alla pena di anni nove di reclusione;

– Maria Polsina Bruzzese è stata condannata alla pena di anni due, mesi undici di reclusione ed euro 3000 di multa;

– Raffaele Bruzzese è stato condannato alla pena di anni nove di reclusione;

– Serafino Bruzzese è stato condannato alla pena di anni nove di reclusione;

– Ettore Crea è stato condannato alla pena di anni quattro e mesi 4;

– Raffaele Giovinazzo è stato condannato alla pena di anni nove di reclusione;

– Francesco Longordo è stato condannato alla pena di anni cinque ed € 1.500,00 di multa;

– Antonio Napoli è stato condannato alla pena di anni dieci di reclusione;

– Domenico Papalia è stato condannato alla pena di anni tre di reclusione ed euro 9000 di multa;

– Renato Petullà è stato condannato alla pena di anni 22 di reclusione previo riconoscimento della continuazione con altra precedente condanna;

– Antonio Raco è stato condannato alla pena di anni dieci e mesi sei di reclusione;

– Leonardo Tigani è stato condannato alla pena di anni tredici di reclusione;

– Costantino Tripodi è stato condannato condanna alla pena di anni 12 di reclusione;

– Antonio Valerioti responsabile del reato ascrittogli al capo 1 e lo condanna alla pena di anni nove di reclusione;

– Antonio Zangari è stato condannato alla pena di anni 12.

Per Michelangelo Cartolano, assolto in primo grado, è stato parzialmente accolto l’appello del P.M. ed è stata dichiarata la prescrizione del reato

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