Calabria
“No” alla proroga del taglio delle latifoglie: la Regione Calabria danneggia le sue foreste
La protesta contro la proroga del periodo di taglio delle latifoglie concessa dalla Regione Calabria, che prevede il taglio di alberi durante il periodo vegetativo
COSENZA – Le associazioni ambientaliste protestano per la proroga del periodo di taglio delle latifoglie concessa dalla Regione Calabria, che permette di proseguire il taglio dei boschi a ceduo nonostante si sia quasi in estate, quindi nel pieno del periodo vegetativo degli alberi e della nidificazione dell’avifauna. “Una scelta politica che – è scritto nella nota – per venire incontro alle richieste delle ditte di taglio boschivo, ignora i tempi dettati dalla natura e la necessità di lasciare indisturbate le nostre foreste (già sfruttate in modo intensivo e insostenibile durante il resto dell’anno) nel periodo dell’anno in cui gli alberi sono in crescita e gli animali si riproducono”.
Ad opporsi alla proroga GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, Forum Ambientalista Calabria; Italia Nostra Crotone e Alto Tirreno Cosentino, WWF Calabria Citra e Provincia di Vibo Valentia, LIPU Birdlife Calabria, “Solidarietà e Partecipazione” – Castrovillari, Associazione Ambientalista “il riccio” – Castrovillari e “Pensieri LIberi – Pollino” Lungro-Castrovillari.
I boschi di latifoglie governati a ceduo sono sottoposti a un tipo di taglio che consiste nel rimuovere il tronco dell’albero lasciando solo una ceppaia da cui nasceranno nuovi polloni: un sistema che sfrutta la capacità dell’albero di ricominciare a crescere anche dopo un evento traumatico. Affinché la pianta possa riprendersi dopo il taglio però sono necessarie alcune condizioni, e per questo motivo le norme forestali dettano in modo rigoroso i modi ed i tempi dell’utilizzazione del bosco governato a ceduo, stabilendo date differenti per i periodi di taglio a seconda dell’altitudine proprio per evitare che vengano tagliate piante già entrate nel periodo vegetativo.
Il taglio del ceduo è indicato quindi soltanto durante la stagione silvana, ovvero il periodo dell’anno in cui gli alberi non hanno le foglie e sono nella fase di riposo: in quel momento gran parte delle riserve nutritive della pianta si trova ancora allocata nell’apparato radicale. Alla ripresa del periodo vegetativo, cioè quando all’arrivo della primavera l’albero ricomincia a mettere le foglie, le sostanze nutritive traslocano dalle radici alla parte aerea della pianta. Tagliare quando questo processo è già iniziato ha diverse e gravi ripercussioni sull’albero, in quanto causa uno squilibro energetico e un forte impoverimento del vigore vegetativo della pianta; provoca l’emissione di un maggior numero di polloni avventizi, che sono meno stabili meccanicamente e meno vitali fisiologicamente; e favorisce le patologie che possono attaccare la pianta, perché le ferite sulle ceppaie si ricoprono di uno strato di linfa zuccherina, ideale per la germinazione delle spore fungine.
A queste problematiche se ne aggiungono altre collaterali che coinvolgono il bosco nel suo insieme, causate dalle operazioni di taglio, allestimento ed esbosco. Aumentano i rischi di danni alla corteccia e di altre lesioni al tronco anche negli alberi non tagliati, a causa delle sollecitazioni meccaniche; si interferisce pesantemente con il periodo di riproduzione di molte specie animali, che sempre più spesso avviene in anticipo a causa del cambiamento climatico; gli animali che vanno in letargo sottoterra sono già usciti e facilmente verranno uccisi durante le operazioni.
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