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Acri, omicidio della badante. La corte d’appello conferma 24 anni per Angelo Brogno

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Acri, omicidio della badante. La corte d’appello conferma 24 anni per Angelo Brogno

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La Corte d’assise d’appello ha confermato la condanna a 24 anni di reclusione per Angelo Brogno, l’ex operaio della forestale ritenuto colpevole dell’omicidio della sua badante bulgara uccisa dopo l’ennesimo rifiuto ad avere rapporti

 

CATANZARO – Anche per la Corte D’assise d’appello Angelo Brogno, 82 anni condannato in primo grado a 24 anni, è il colpevole dell’omicidio della sua badante, N.T. di origini bulgara, all’epoca dei fatti 50enne, uccisa l’8 luglio del 2016 con diverse coltellate all’interno della sua abitazione in contrada Scuva nel comune di Acri. L’appello ha confermato in toto la sentenza di primo grado.

Un delitto dal movente passionale scaturito dal rifiuto della donna, che lavorava da una decina di giorni nella casa dell’ex operaio della forestale, vedovo e in pensione, ad un rapporto sessuale. Fu lo stesso Brogno, all’epoca 78enne, a chiedere aiuto e chiamare il 118. I soccorsi trovarono la donna già cadavere nel viale adiacente l’abitazione e l’uomo vicino una panchina, poco distante dalla vittima, in stato confusionale. All’interno dell’abitazione sangue dappertutto. Brogno fu accusato di omicidio pluriaggravato, ma sin da subito si professò innocente sostenendo che quella sera due persone si intrufolarono nella sua abitazione, forse a scopo di rapina, aggredendo sia lui che la badante.

L’uomo aveva anche sostenuto di aver licenziato la badante diversi giorni prima della sua morte, perchè non sarebbe stata brava nelle faccende di casa, ma la donna non decideva ad andarsene. La sera dell’otto luglio 2016, bussarono alla porta e l’ottantenne pensò si trattasse della visita dei propri familiari. Invece erano due uomini con un cappuccio testa che parlarono con la badante bulgara e poi andarono via. Per Brogno qualcuno voleva rubare i soldi che teneva nascosti in casa. Ma sia i giudici di primo grado che quelli dell’appello hanno invece confermato la tesi della Procura che ha sempre sostenuto che la donna è stata uccisa dopo l’ennesimo rifiuto ad avere un rapporto sessuale con l’uomo.

 

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