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Parcheggiare in doppia fila è reato, per la Cassazione è violenza privata

Calabria

Parcheggiare in doppia fila è reato, per la Cassazione è violenza privata

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A confermare la condanna per violenza privata la Corte di Cassazione, quinta sezione penale, nella sentenza n. 51236/2019 del 19.12.2019

 

Parcheggio incivile: è reato bloccare un’altra auto. La Cassazione conferma la condanna per violenza privata contro chi si rifiuta di spostare la propria auto che blocca l’accesso al cortile.  L’episodio giudicato dalla Cassazione si è verificato nella provincia di Matera. Un uomo si era rifiutato di rimuovere la sua auto parcheggiata all’ingresso di un cortile privato, così togliendosi lo ‘sfizio’ di impedire al vicino «di accedere al cortile e di prelevare gli attrezzi di sua proprietà, lì depositati». Per i giudici non vi sono dubbi sull’abuso compiuto dall’uomo sotto processo, che, a precisa richiesta, si è rifiutato di spostare l’auto, così impedendo a un’altra persona di accedere al cortile e recuperare gli attrezzi di sua proprietà. A riguardo, la Corte ha affermato due importanti principi: – il reato scatta anche per pochi minuti: non conta quanto tempo duri la violenza, ma il semplice fatto che il comportamento sia stato realizzato; – il reato scatta sia nel caso in cui la condotta sia stata posta in malafede (dolo), con l’intento di dar fastidio, sia con colpa, ossia ignorando di aver bloccato il passaggio. Infine, gli ermellini sottolineano che «il requisito della violenza si identifica con qualsiasi mezzo idoneo a privare coattivamente la persona offesa della propria libertà di determinazione e di azione». Non è la prima volta che gli Ermellini si pronunciano su vicende analoghe e il prevalente indirizzo giurisprudenziale è nel senso di condannare coloro che bloccano il passaggio e impediscono l’accesso al cortile, al garage o, addirittura, parcheggiano selvaggiamente in doppia fila. In questi casi, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, per denunciare chi ti blocca il passaggio non devi far altro che immortalare la posizione delle macchine con una fotografia e recarti alla polizia o ai carabinieri. In quella sede, ti basterà raccontare l’episodio e chiedere che si proceda per le vie penali. In alternativa, potresti anche rivolgerti direttamente alla Procura della Repubblica, per il tramite del tuo avvocato, depositando lì il tuo atto di querela.

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