Italia
Senato, via libera in Commissione Giustizia per la legge sulle querele infondate contro i giornalisti
Chi avvia in malafede liti temerarie con richieste danni sproporzionate sarà tenuto a risarcire i giornalisti con una somma decisa dal giudice e non inferiore a un quarto di quella richiesta
ROMA – È passato in Commissione Giustizia del Senato il disegno di legge che prevede sanzioni pecuniarie per gli autori di querele infondate contro i giornalisti, ed ora si attende il vaglio di Palazzo Madama e quindi della Camera. A proporlo, Primo De Nicola (M5S), il quale commenta: “In commissione Giustizia la maggioranza ha votato il mandato al relatore per portare nell’Aula del Senato un provvedimento chiarissimo e di un solo articolo a tutela di tutti i giornalisti. Desidero ringraziare sinceramente il relatore Arnaldo Lomuti e tutti i senatori della maggioranza che hanno consentito che dopo un lungo lavoro istruttorio il provvedimento si chiudesse in commissione. Ma voglio ringraziare anche chi all’opposizione ha riservato attenzione e spirito collaborativo verso il disegno di legge. Adesso il mio auspicio è che si possa esaminare e approvare il provvedimento in aula e che successivamente anche alla Camera si lavori con spirito collaborativo. Quando sarà approvato, finalmente, chi avvia in malafede liti temerarie con richieste danni sproporzionate sarà tenuto a risarcire i giornalisti con una somma decisa dal giudice e non inferiore a un quarto di quella richiesta. Una norma attesa da anni e chiesta a gran voce dal mondo dell’informazione.”
Il testo del ddl. composto da un solo articolo prevede, salvo modificazioni, una condanna dal giudice che può arrivare al pagamento di una somma non inferiore ad un quarto di quella richiesta per il risarcimento, ovviamente qualora la querela fosse infondata. Quindi, nei casi di diffamazione commessa con il mezzo della stampa, delle testate giornalistiche online o della radiotelevisione “in cui risulta la malafede o la colpa grave di chi agisce in sede di giudizio civile per il risarcimento del danno” e il giudice, con la sentenza che rigetta la domanda, condanni l’attore “oltre che alle spese di cui al presente articolo e di cui all’articolo 91, al pagamento a favore del convenuto di una somma, determinata in via equitativa, non inferiore ad un quarto di quella oggetto della domanda risarcitoria”.
Ogni anno vengono presentate più di 9.000 querele per presunta diffamazione a mezzo stampa e quasi il 90% risulta non fondato.
Social