Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Favorirono il boss Farao, processo per due coniugi cariatesi va in Cassazione

Ionio

Favorirono il boss Farao, processo per due coniugi cariatesi va in Cassazione

Pubblicato

il

Il procedimento che vede imputati Gregorio Erario, imprenditore edile e la moglie Loredana Campana, di Cariati, approda in Cassazione

 

CARIATI (CS) – La coppia era stata arrestata nel 2014 con l’accusa di aver ospitato per diversi mesi presso la loro abitazione, e dunque favoreggiato la latitanza, del super boss Silvio Farao (in foto). Il processo nei confronti di Gregorio Erario e Loredana Campana, difesi dagli avvocati Provino Meles e Raffaele Meles approda in Cassazione. Il procedimento nasce nel febbraio 2014, quando i due vennero arrestati insieme al latitante, trovato nella loro abitazione e secondo la DDA di Catanzaro, con l’aiuto prestato a Farao, Erario e Campana avrebbero agevolato l’intera consorteria criminale legata al boss. In particolare favorendo incontri con gli altri affiliati, assistendo Farao nei vari spostamenti e fornendogli vitto e alloggio, i coniugi cariatesi avrebbero di fatto agevolato l’intera consorteria criminale, essendo il ricercato il “core business” dell’intera organizzazione.

Secondo l’accusa Silvio Farao era a capo della cosca operante sul territorio cirotano e con ramificazioni in Germania e Lombardia, operando attraverso il reclutamento e la iniziazione a riti di affiliazione ‘ndranghetistica, con attribuzione di ruoli e gradi. Sodalizio che, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della conseguente condizione di omertà della generalità dei consociati, realizzata attraverso il sistematico uso della violenza e minaccia, culminate in gravissimi episodi di delitti contro la persona, acquisiva, manteneva e rinforzava il controllo del comprensorio del cirotano, con conseguente sfruttamento di ogni risorsa.

Il processo

La tesi accusatoria nei confronti dei due cariatesi, sposata in primo grado dal Tribunale di Catanzaro, portò ad una sentenza di condanna che stabiliva come, l’aiuto al capo mafia, non potesse che tradursi nell’aiuto alla intera consorteria criminale, con conseguente riconoscimento dell’aggravante mafiosa e inasprimento del trattamento sanzionatorio. In secondo grado gli avvocati Meles ottennero per i propri assistiti sia una notevole riduzione di pena, sia l’esclusione dell’aggravante mafiosa sostenendo come non vi fossero indizi in grado di dimostrare che l’aiuto offerto al ricercato si fosse tradotto in un aiuto all’intera associazione mafiosa, per quanto apicale fosse la posizione del Farao. La Corte D’Appello di Catanzaro, in accoglimento parziale del ricorso presentato dagli avvocati Meles, ridusse notevolmente la condanna a cinque mesi di reclusione escludendo altresì l’aggravante mafiosa.

Pubblicità
Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA