Cosenza
Operazione Willy, accuse ribaltate: imputati assolti in appello
Su di loro pendeva la grave accusa di avere incendiato un’auto e per questo condannati in primo grado a quasi quattro anni di carcere. A scagionarli le indagini della difesa
ROGLIANO (CS) – La Corte di Appello di Catanzaro, presieduta dal Presidente Bianchi, ha ribaltato le accuse nei confronti di due persone di Rogliano – O.R.J. e P.G. – che il 2 maggio 2016 erano state arrestate nell’ambito dell’operazione Willy operazione condotta dai carabinieri di Rogliano, in forza della quale il Gip di Cosenza Branda aveva emesso diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di varie persone tra Rogliano e Cosenza, in relazione a numerosi episodi di detenzione illecita e spaccio di sostanze stupefacenti.
Per i due roglianesi – difesi entrambi dall’Avvocato Antonella Rizzuto del Foro di Cosenza – pendeva anche la grave accusa di avere incendiato, nella notte del 1° luglio 2013, l’autovettura di proprietà di N.F., che, per tale motivo, si era costituito parte civile in giudizio al fine di ottenere il risarcimento dei danni dallo stesso patiti.
Dopo una incessante istruttoria dibattimentale, sia pure ridimensionate diverse accuse in materia di stupefacenti, gli stessi erano stati condannati dal Tribunale di Cosenza Ianni, rispettivamente alla pena di 3 anni di reclusione il primo e 3 anni e 8 mesi di reclusione il secondo, nonché, con specifico riferimento all’accusa di incendio, riqualificato nel delitto di danneggiamento seguito da incendio, anche al pagamento in solido di una provvisionale di 5000 euro immediatamente esecutiva in favore della persona offesa costituitasi parte civile, motivo per cui gli stessi si erano visti subito recapitare un decreto ingiuntivo per provvedere al pagamento delle spese di risarcimento.

L’avvocato penalista Antonella Rizzuto
Oggi la Corte di Appello ha notevolmente ridotto la pena comminata in primo grado ai due imputati, nonostante il parere contrario duramente espresso dal Procuratore Generale rappresentato Salvatore di Maio, concedendo ad entrambi il beneficio della sospensione condizionale della pena in relazione solo a residue contestazioni in materia di detenzione illecita di sostanze stupefacenti e assolvendoli invece per altre con la formula perché il fatto non sussiste.
Diversamente, gli stessi sono stati assolti dalla grave accusa di danneggiamento seguito da incendio, per non aver commesso il fatto, con conseguente revoca delle statuizioni civili della sentenza appellata.
Già nei motivi di appello l’Avvocato Antonella Rizzuto aveva evidenziato con forza come ci si trovasse dinanzi a un processo che ben avrebbe potuto e dovuto avere un esito diverso – sia in punto di responsabilità degli imputati, sia e non di meno in punto di trattamento sanzionatorio – se solo si fosse tenuto conto di tutte le circostanze emerse nel dibattimento; circostanze che, in più di un’occasione, avevano dimostrato non solo la fallacia delle indagini, ma, ancor di più, un modus operandi – quale quello adoperato dai militari – non proprio corretto e, in quanto tale, meritevole di essere censurato o, comunque, capace di insinuare ragionevoli dubbi dinanzi ai quali alcuna condanna può essere pronunciata.
La Corte ha così accolto le argomentazioni difensive puntualmente ribadite in udienza, le quali hanno dimostrato l’estraneità degli imputati in ordine al grave fatto illecito agli stessi contestato, nonostante le intercettazioni effettuate e il servizio di geolocalizzazione alle stesse associato, che invece per il Tribunale di Cosenza avevano rappresentato la principale fonte di prova offerta dall’Accusa.
Nel collegio difensivo compaiono anche gli avvocati Pasquale Vaccaro difensore di M.I. condannata in primo grado a 1 anno di reclusione con pena sospesa, la cui pena in appello è stata ridotta a soli 4 mesi e Antonio Aloe del Foro di Cosenza difensore di C.S., che in primo grado era stato assolto e per il quale il Pubblico Ministero aveva proposto appello, rigettato oggi stesso dalla Corte.
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