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Caso Iapicca, per i periti è stata una morte cardiaca improvvisa

Cosenza

Caso Iapicca, per i periti è stata una morte cardiaca improvvisa

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Quarantanni, morì durante una partita di calcetto a Rende nell’ottobre 2018. Due i medici indagati. Francesco era stato sottoposto ad un intervento chirurgico al cuore

 

COSENZA – Il decesso di Francesco Iapicca è da ricondurre ad una morte cardiaca improvvisa o per una migliore e più tecnica spiegazione per “un arresto cardiorespiratorio acuto secondario a insufficienza cardiaca acuta in soggetto con esiti di plastica mitralica complessa e plastica valvolare tricuspidale”. Questa la conclusione dei periti nominati dalla Procura di Cosenza per far luce sulla morte del quarantenne, deceduto il 22 ottobre 2018 durante una partita di calcetto a Rende. Rimane ancora da verificare l’esito dell’esame sui vetrini per i quali il perito della Procura si è riservato di integrare la perizia.

La Procura iscrisse nel registro degli indagati due medici difesi dagli avvocati Amalia Falcone e Eugenio Bisceglia, dei quali uno era il cardiologo di fiducia. I consulenti della Procura affermano che al momento della morte il 40enne non era sotto l’effetto di alcol e sostanze stupefacenti. Quasi certamente lo sforzo fisico a cui è stato sottoposto Iapicca durante la partita di calcetto ha avuto il suo peso, ma nessun medico che lo aveva in cura rilasciò un certificato di idoneità per attività non agonistica e/o agonistica.

Al termine di tutti gli esami sarà la Procura di Cosenza, il sostituto procuratore Frassino a decidere se chiedere l’archiviazione o andare avanti nell’iter giudiziario. Nel frattempo i familiari portano avanti la battaglia per capire se e dove sia stato l’errore commesso senza il quale con molta probabilità Francesco si sarebbe salvato. Secondo gli accertamenti svolti dai familiari il defibrillatore era a terra accanto a Francesco Iapicca e non sarebbe stato usato. Uguale per quello dell’ambulanza che sarebbe sopraggiunta dopo 25/30 minuti dalla prima chiamata. Uno degli amici immediatamente gli avrebbe prestava soccorso con le manovre cardio polmonari, in attesa che arrivasse l’addetto all’uso del defibrillatore (apparecchio che era presente nella struttura). Purtroppo l’addetto sarebbe sopraggiunto due minuti prima dell’ambulanza. Arrivata l’ambulanza avrebbe smesso di praticare le manovre per lasciare il posto ai sanitari del 118. Sempre secondo gli accertamenti fatti i sanitari avrebbero poi iniettato in vena l’adrenalina senza usare il defibrillatore.

 

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