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Stipendi dimezzati a governatori e consiglieri

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Stipendi dimezzati a governatori e consiglieri

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ROMA – Se manterranno le promesse messe nero su bianco ieri nella Conferenza Stato-Regioni, dal 2013 i politici regionali si dimezzeranno gli stipendi

mentre i gruppi politici consiliari riceveranno 40 milioni di euro in meno rispetto a quest’anno.
Ecco gli impegni principali. Oggi fra indennità e rimborsi alcuni presidenti di Regione arrivano ad incassare 15 mila euro netti al mese; dall’anno prossimo l’indennità sarà uguale per tutti e scenderà a 7.400 euro netti al mese.

Musica analoga per i consiglieri regionali (che dal 2015 dovrebbero perdere circa 300 unità rispetto ai quasi 1.200 attuali). Il loro stipendio scenderà a 6.200 euro netti per 12 mensilità. Non solo. Stando al testo concordato ieri fra Regioni e Stato questa indennità dovrebbe essere onnicomprensiva, ovvero – pare di capire – dovrebbe comprendere anche rimborsi spese,come quelli per gli spostamenti in auto, il cui ammontare stratosferico in Piemonte, nel Lazio e in altre Regioni, ha destato scandalo. Se l’intesa sarà applicata alla lettera dovrebbe sparire anche l’indennità destinata a rimborsare le spese dei rapporti con gli elettori che fino al mese scorso nel Lazio valeva quasi 4.500 euro netti al mese poi sforbiciati del 50%.

Ma forse la notizia più succosa, e comunque quella che porta ai maggiori risparmi, è quela del taglio dei finanziamenti ai gruppi politici regionali. L’intesa prevede che dall’anno prossimo ogni gruppo politico riceva solo 5.000 euro l’anno per ognuno dei consiglieri iscritti. Se davvero questo principio diventerà legge, per ognuna delle Regioni si tratterà di una mezza rivoluzione. Basti ricordare che per i 70 consiglieri del Lazio erano previsti per quest’anno 18 milioni di euro, equivalenti a quasi 260 mila euro annui per ogni deputato regionale.
L’accordo, frutto di un intenso lavoro di coordinamento fra i presidenti delle Regioni e quelli dei consigli regionali, prevede di estendere a tutte le Regioni le condizioni previste da quelle più virtuose. Quindi: per i governatori tutti gli enti si adegueranno alle condizioni previste dall’Umbria; per i consiglieri regionali il punto di riferimento saranno le regole emiliane; per i rimborsi ai gruppi a fare scuola sarà l’Abruzzo.

Ma è davvero il caso di abbassare la guardia? Intanto pare che le Regioni a Statuto speciale (Sicilia, Sardegna, valle d’Aosta, Friuli e Trentino-Alto Adige) abbiano mostrato forti mal di pancia di fronte ai tagli (l’indennità del presidente della Provincia di Bolzano supera i 300 mila euro l’anno lordi). Poi bisognerà verificare che tutti i consigli regionali trasformino le promesse in legge. Hanno tempo fino alla fine dell’anno.
Infine non è chiaro cosa succederà su altre prebende di peso non indifferente come le regole sui vitalizi per i consiglieri attuali (fra i quali vale la pena ricordare che c’è anche Nicole Minetti) e la cosiddetta buonuscita che nel Lazio dopo 5 anni sfiora i 50 mila euro. Il decreto sui tagli ai costi della politica locale varato dal governo prevede che per ottenere il vitalizio i consiglieri attuali debbano aver fatto parte dei parlamenti regionali per almeno 10 anni ma pare che questa regola per diventare effettiva debba essere recepita da ogni Regione in un’apposita legge.

Insomma ieri è stato fatto un grosso passo avanti ma la battaglia sui costi della politica locale non è finita.

 

ilmessaggero.it

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