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Operazione “Geenna”, arrestato anche il boss Bruno Nirta detto “la bestia”

Calabria

Operazione “Geenna”, arrestato anche il boss Bruno Nirta detto “la bestia”

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carabinieri ros

Tra gli arrestati in Calabria anche il boss della ‘Ndrangheta Bruno Nirta detto “la bestia”.

 

AOSTA – Il blitz condotto all’alba dai Carabinieri del Ros in Val D’Aosta, ha fatto luce sulle infiltrazioni delle cosche calabresi, riconducibili alla famiglia Nirta-Scalzone di San Luca con collegamenti in Piemonte. Ancora una volta sono emersi i rapporti tra la ndrangheta e i rappresentanti delle istituzioni per un intreccio di complicità, traffici e affari. In manette è finito anche Bruno Nirta detto “la Bestia” un pò per la sua corporatura ma soprattutto per la feroce violenza, sua caratteristica. Consideratio il rampollo della cosca di San Luca Nirta-Scalzone, è il fratello di Giuseppe Nirta, trafficante di droga assassinato in Spagna nel 2008. Per l’arresto del boss Bruno Nirta a San Luca il Ros dei Carabinieri ha dovuto operare con l’unità speciale “Cacciatori di Calabria”.

La cosca della ‘ndrangheta aveva dunque da tempo puntato gli occhi e messo le mani sulla Regione a statuto speciale che offriva molti vantaggi. Addirittura in un’intercettazione viene dichiarato: «non possiamo lasciare tutti sti soldi a 4 valdostani». Secondo gli inquirenti a capo della locale di Aosta, c’era Marco Di Donato in qualità di capo e Bruno Nirta e Antonio Raso erano i promotori e gli organizzatori di un clan alla conquista della Val D’Aosta.

Sono sedici gli arresti di soggetti accusati di associazione a delinquere, estorsione, tentato scambio elettorale politico-mafioso, traffico illecito di droga, detenzione e ricettazione di armi, favoreggiamento personale. Oltre al consigliere regionale Marco Sorbara, eletto nelle fila dell’Union Valdotaine sono finiti nella rete dell’inchiesta Geenne anche Monica Carcea, assessore comunale di Saint-Pierre (Aosta) e Nicola Prettico, consigliere comunale.

L’avvocato in manette per mezzo chilo di droga

Rispetto al ruolo del noto penalista, Carlo Maria Romeo, del foro di Torino, arrestato nell’ambito dell’inchiesta, sarebbe coinvolto nella cessione di mezzo chilo di droga ed avrebbe fatto da intermediario nella cessione dello stupefacente tra Bruno Nirta, presunto boss della locale di ‘ndrangheta di Aosta, e Bruno Trunfio, ex assessore di Chivasso, nel torinese, condannato per associazione mafiosa nel processo Minotauro. L’avvocato Romeo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, favoreggiamento personale, concorso in estorsione e concorso in falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale e, sempre secondo l’accusa, si era attivato per avvisare l’organizzazione del rischio derivante dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.

 

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