Cosenza
Supera intervento al cervello, ma muore di infezione in 24 ore
Sarebbero due le infezioni che uccidono un paziente di 62 anni ricoverato presso l’ospedale civile dell’Annunziata, il quale aveva superato un delicato intervento di neurochirurgia
COSENZA – E’ la storia tragica di un uomo di 62 anni che, secondo la consulenza peritale e la documentazione clinica, a causa di trattamenti sanitari eseguiti presso l’U.O.C. di Neurochirurgia dell’Ospedale Civile “Annunziata” di Cosenza nel maggio del 2017 sarebbe deceduto a causa di ben due virus che sembra, sarebbero stati contratti in reparto.
In particolare, Giovanni (il nome è di fantasia) si recò presso il Pronto Soccorso del nosocomio bruzio nel maggio del 2017 e, all’esito dello svolgimento dei primi accertamenti, fu disposto il suo trasferimento presso il reparto di Neurochirurgia, stante la presenza di una formazione tumorale a livello cerebrale.
Successivamente , il 24 maggio del 2017 venne sottoposto ad intervento chirurgico per rimozione della massa e, nei giorni successivi all’intervento, tuttavia, le condizioni neurochirugiche del paziente furono considerate in via di miglioramento al punto che i sanitari del reparto di neurochirugia programmarono le dimissioni ed un successivo ricovero in struttura riabilitativa. Le condizioni di salute generali non subirono modificazioni in melius considerato che – al contrario – iniziarono a destare serie preoccupazioni per la salute e la sopravvivenza del paziente.

Da sinistra Scalzo e Coppa discutono del caso
In particolare il paziente – durante la degenza – iniziò a manifestare gravissime scariche diarroiche con perdite di sangue. A questo punto, eseguiti gli esami colturali vennero diagnosticate ben due infezioni, presumibilmente contratte in ospedale, con una una positività specifica prima per Staphylococcus epidermidis e poi per Clostridium Difficile, entrambi batteri che sarebbero di origine nosocomiale la cui contrazione sarebbe riconducibile ai trattamenti sanitari eseguiti presso l’Ospedale di Cosenza – per come asserisce anche il consulente -, considerata l’assenza di processi infettivi a carico del paziente al momento dell’ingresso nel nosocomio bruzio.
Le misure di isolamento adottate per il paziente, di fronte a infezioni del genere facilmente trasmissibili con il solo contatto, per gli altri pazienti e anche per gli eredi che provvedevano alla sua assistenza e a fargli visita furono adottate solo il giorno prima del decesso del paziente pur essendo lo stesso ricoverato, trattato e quasi dimesso da più di dieci giorni.

Il consulente esperto Antonello Scalzo
Le gravissime infezioni contratte dal paziente e che lo condussero a morte nelle 24 ore dalla diagnosi sono da considerarsi – secondo il consulente medico legale della famiglia Antonio Scalzo, Direttore della Unità Operativa di Medicina Legale dell’Asp di Cosenza – “confermative di un’evidente infruttuosità dei trattamenti sanitari fino a quel momento eseguiti, cristallizzati altresì dai valori ematici di laboratorio, confermativi di un gravissimo processo settico in atto, purtroppo culminato tragicamente nel decesso”.

L’avvocato penalista Massimiliano Coppa
La famiglia ha deciso di affidarsi all’avvocato Massimiliano Coppa, penalista esperto in colpa medica, il quale ha già iniziato ogni verifica sul caso coadiuvato dal consulente Scalzo.
Nessun commento dai professionisti incaricati dalla famiglia, ora la parola passa alla Magistratura.
Lo Staphylococcus epidermidis è da considerarsi il principale patogeno del gruppo degli Staphylococcus coagulasi -negativi ed è la causa principale di batteriemia nosocomiale.I principali siti di infezione e colonizzazione sono dispositivi di plastica e metallo: cateteri, valvole, protesi articolari, pacemaker e derivazioni del sistema nervoso centrale.È proprio per la straordinaria capacità di legarsi ai cateteri che lo Staphylococcus epidermidis è divenuto un nemico degli ambienti ospedalieri. Per evitare la diffusione e la trasmissione dello Staphylococcus epidermidis è indispensabile la sterilizzazione di ogni ambiente ospedaliero di intervento. L’infezione da stafilococco può essere contratta mediante contatto fisico.
Il Clostridium difficile – invece – è un batterio, Gram-positivo ed è la causa più comune di colite associata ad antibiotici e tipicamente ha origine nosocomiale. Questo batterio dei pazienti ospedalizzati è responsabile del 20-30% dei casi di diarrea nosocomiale. I fattori di rischio da C. difficile comprendono Estremi di età, Grave malattia di base, Degenza ospedaliera prolungata, Vivere in una casa di cura C. difficile è trasportato asintomaticamente dal 15 al 70% dei neonati, dal 3 all’8% degli adulti sani e, nel 20% degli adulti ospedalizzati (di più nelle strutture di assistenza a lungo termine) ed è diffuso nell’ambiente. Secondo statistiche il personale sanitario è spesso la fonte di trasmissione. Di conseguenza, la trasmissione si verifica toccando la bocca con le mani, dopo che queste ultime sono venute a contatto con delle zone contaminate piuttosto che con una persona che è stata precedentemente infettata. Maggiore è la gravità della diarrea e maggiore c’è il pericolo di contaminazione all’interno dell’ambiente in cui il paziente infetto vive. Per mezzo della forma sporigiena, questo battere è in grado di restare in vita anche per varie settimane così come per svariati mesi. Al tempo stessi anche gli strumenti di carattere sanitario, come ad esempio gli endoscopi (piuttosto che i termometri rettali) possono essere un veicolo di contaminazione.
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