Cosenza
Sanità, 56enne muore per danni cerebrali, risarcimento per oltre 2 mln di euro
Morì a causa di ipossia sopraggiunta al termine di un intervento di clippaggio di aneurisma cerebrale a seguito di una crisi epilettica che non fu tempestivamente trattata determinando la mancanza di ventilazione
COSENZA – La Corte di Cassazione traccia i principi di diritto in sede civile in materia di risarcimento del danno da responsabilità sanitaria. Con sentenza n.29844 depositata il 20.11.2018 la Terza Sezione Civile della Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso proposto dall’avvocato Massimiliano Coppa – esperto in colpa medica – difensore della famiglia di un uomo di 56 deceduto a causa di gravissimi danni conseguiti al danno cerebrale da ipossia sopraggiunta al termine di un intervento di clippaggio di aneurisma cerebrale verificatosi nel corso della fase di risveglio dall’anestesia, dopo l’estubazione della trachea, a seguito di una crisi epilettica che non fu tempestivamente trattata dall’anestesista e che aveva determinato la mancanza di regolare ventilazione per cinque minuti, con conseguente danno cerebrale determinante un’ invalidità permanente pari al 100%.
La Suprema Corte all’udienza dello scorso 13 settembre ha ritenuto valide le argomentazioni con le quali l’Avv. Coppa aveva chiesto ed ottenuto dal Tribunale di Bologna una condanna vergata in modo esemplare al pagamento di una somma di quasi €.2.600.000,00 a titolo di risarcimento del danno da riconoscere alla famiglia dell’uomo cosentino per il grave fatto accaduto che – nel 2005 – si era rivolto ad un centro di eccellenza neurochirurgico come l’Ospedale di Bologna dove però, nella fase del risveglio, il paziente, suo malgrado, subì – per stessa ammissione dell’anestesista nel corso dell’interrogatorio davanti al giudice felsineo – un’ipossia fatale che lo mantenne in vita come un vegetale per oltre sette anni, con conseguente decesso a causa di un perdurante stato vegetativo.
La grave censura sull’operato del medico anestesista nella fase del risveglio del paziente fu consolidata nella perizia medico legale disposta dal Tribunale di Bologna a firma del Prof. Enzo Ronchi, Ordinario di Medicina Legale nell’Università di Milano, il quale constatò l’esistenza di colpa medica secondo i principi della responsabilità civile tracciati dal consulente della famiglia Dott. Berardo Cavalcanti.

L’avvocato penalista Massimiliano Coppa
Successivamente la Corte di Appello di Bologna con una sentenza definita “apodittica” dalla Suprema Corte di Cassazione aveva riformato integralmente la sentenza di primo grado condannando la famiglia al pagamento delle spese processuali per un importo pari ad €.60.000,00 a seguito della quale era perfino stata iniziata l’azione esecutiva mediante pignoramento da parte dell’Ospedale di Bologna.
Insomma, oltre dieci anni di battaglie giudiziarie in sede penale e civile davanti al Giudice delle indagini preliminari prima e del Tribunale e della Corte di Appello di Bologna poi, per confermare un errore medico che si rivelò fatale per un uomo di cinquant’anni, suscettibile di risarcimento del danno biologico, morale e da perdita del rapporto parentale nell’interesse della famiglia dello sfortunato paziente.
In sostanza la Cassazione ha applicato i principi di diritto trattati in tema di nuova responsabilità sanitaria accogliendo l’articolato ricorso dell’Avv. Coppa di oltre cento pagine ed annullando una sentenza di secondo grado ritenuta erronea e non aderente ai canoni di diritto in materia di responsabilità medica così confermando che la Corte di secondo grado felsinea non aveva fatto buon governo dell’applicabilità dei principi di diritto in tema di risarcimento del danno in materia di colpa medica, ancor di più in ossequio alla nuova normativa in tema di responsabilità sanitari, chiarendo vari aspetti dell’utilizzo delle prove tipiche e delle prove atipiche oltre che delle consulenze del pubblico ministero e della perizia d’ufficio in tema di prova che molto spesso si intrecciano tra processo civile e penale ma che molto stesso vengono confusi in riferimento alla genesi di utilizzo nel processo.
Elemento degno di nota di una sentenza che ha completamente spazzato via l’ingiustizia di un rigetto totale dell’istanza di giustizia della famiglia e della conseguente condanna alle spese ribaltando totalmente i termini in punto di responsabilità e e di spese la sentenza, è stato anche il monito introdotto nella sentenza dalla Suprema Corte che non ha mancato di precisare il riferimento all’ormai principio consolidato, secondo il quale “…in ogni processo si impongono ragioni di leale e corretto svolgimento della dinamica processuale, correlate all’esigenza di assicurare alla controparte la possibilità di prendere posizione rispetto ad una produzione documentale (e, nel caso, di svolgere osservazioni di natura tecnica), che impongono alla parte che produca tardivamente un documento di farlo alla prima occasione utile, in quanto deve sussistere un contemperamento fra la possibilità di produzione tardiva e l’onere della parte di procedervi non appena possibile, onde consentire alla controparte di interloquire sul contenuto della produzione”.
Soddisfazione e speranza di giustizia nelle dichiarazioni rese dai familiari dello sfortunato paziente i quali hanno iniziato nuovamente a nutrire concrete speranze di ristoro per il decesso del congiunto, in via esclusiva dovute alla tenacia ed alla competenza dimostrata dall’Avv. Massimiliano Coppa oltre che dai Giudici di legittimità che hanno totalmente recepito l’istanza di giustizia per una vicenda triste e che ancora – dopo molti anni – ha continuato a colpire una famiglia dilaniata dal dolore.
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