Cultura & Spettacolo
Pausa di riflessione – Un padre e una figlia
L’altra sera mia figlia, di quasi dieci anni, mi ha chiesto di restare per un po’ di tempo disteso accanto a lei nel suo letto, fino a quando non si fosse addormentata.
Ero stanchissimo e la voglia di buttarmi sul mio letto e di dormire era tanta. L’ho guardata negli occhi ed ho visto che il suo sguardo era implorante, motivo per cui non ho potuto fare a meno di accettare la sua richiesta. Mi sono sistemato accanto a lei e l’ho abbracciata. Mentre lei, sentendosi ormai al sicuro tra le mie braccia che l’avvolgevano, e sentendo il mio respiro sul suo collo che le trasmetteva calore in tutti i sensi, passava dalle mie braccia a quelle di Morfeo, in pochissimo tempo, non opponendo alcuna resistenza. Io sentivo il suo cuoricino dapprima battere forte e man mano ridurre la sua frequenza.
Questa era la dimostrazione della serenità che la mia presenza le aveva trasmesso. Il mio cuore, invece, aveva fatto il percorso inverso, aveva incominciato a battere sempre con maggior velocità, per l’emozione che quella situazione mi aveva procurato, nonostante essa non fosse insolita, dal momento che altre volte mi era capitato di restare per un po’ disteso accanto a lei nel suo lettuccio.
Questa volta però mi sembrava diversa ed una voce dentro di me mi sussurrava quello che dovrebbe essere chiaro ad ogni padre, ma che spesso non lo è. Ogni giorno, ogni ora, ogni singolo minuto della vita trascorso in compagnia di un figlio o di una figlia è irripetibile, perché irripetibili sono le sensazioni che ci dà ogni situazione che ci vede interagire con loro. Anche se la stanchezza sembra annientarti non puoi (e non devi) sottrarti in nessun modo dal vivere pienamente quei momenti, perché quel suo sorriso dolce tutto per te, quando lei sarà cresciuta, anche solo di pochissimi anni, sarà solo un soave ricordo.
Allora penserai a quei momenti che non ti sei goduto, a quelle occasioni perdute in cui avresti potuto accarezzare i suoi capelli, quando li avevi a portata di mano, e maledirai la stanchezza dalla quale ti sei lasciato soggiogare e che ti ha fatto desistere dal dedicarti a lei anche solo per pochi minuti, quelle sere in cui ti supplicava di starle vicino, usando magari come scusa la lettura di una favola. Perché quei momenti non torneranno più: passeranno pochi anni e quella che era la tua bambina, che la sera ti chiedeva di starle vicino, mentre si addormentava, per infonderle coraggio, sarà una ragazza, una donna, ed allora ci saranno due motivi che ti precluderanno di assaporare momenti come quelli passati.
Da un lato, ci sarà un tuo imbarazzo, una tua forse naturale ritrosia ad abbracciarla con la stessa spontaneità e, dall’altro lato, perché le sue attenzioni si saranno spostate su qualche altra persona. Avverrà in altri termini un fatto che è bene che ogni padre sappia preventivamente: lui non sarà più il protagonista della vita di sua figlia, ma solo un attore non protagonista, una comparsa, quando non addirittura un semplice spettatore.
Avvertirà allora una profonda amarezza pensando a tutte quelle volte in cui, distratto da altri pensieri, ha perso quelle opportunità di vivere delle belle e preziose sensazioni, rese ancora più preziose dal fatto di essere irripetibili. Ma il rimpianto (e forse anche il rimorso) di non aver fatto in modo di gustarle pienamente quando era il momento, non servirà a nulla. Lo struggimento al pensiero di non poter più recuperare in nessun modo, gli impedirà, qualche sera di prendere sonno nonostante vi sia quella stessa stanchezza che in qualche modo è stata corresponsabile a fargli perdere quelle impagabili opportunità.
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