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Dramma calabrese a Collegno: Francesco Barraco uccide sua moglie a coltellate

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Dramma calabrese a Collegno: Francesco Barraco uccide sua moglie a coltellate

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COLLEGNO –Da mite a demone. Sembra una storia kafkiana, la metamorfosi di Francesco Barraco, 54 anni, nativo di Paola, emigrato al Nord per lavoro (era assitente scolastico nell’Istituto comprensivo di Caselette, ndr) che, al termine di un litigio con la moglie, Vincenza Scorzo, 56enne

(professoressa di italiano alla scuola media “Tallone” di Alpignano, ndr) anche lei calabrese, nativa di San Marco Argentano, ha inferto alla consorto undici coltellate, in rapida successione, uccidendola. E’ stto lui stesso, dopo aver commesso l’agghiacciante delitto, a telefonare ai carabinieri della locale stazione per autenunciarsi di quello che aveva appena fatto. Quando i militari dell’Arma si sono presentati a casa, hanno dovuto fare i conti con una scena raccapricciante. Il 54enne, con il coltello in amo, i vestiti insanguinai e lo sguardo perso nel vuoto, continuava a ripetere a testa bassa “non mi faceva parlare, non mi faceva parlare”, quasi a volersi giustificare di quel delitto macabrio e violento che avedva appena commesso, la donna, riversa a terra in una pozza di sangue, aveva gli occhi sbarrati e sul viso le era rimasto una smorfia di dolore, forse quell’ultimo urlo disperato, lanciato in cerca d’aiuto. Vicino al corpo senza vita di vincenza c’era suo figlio, in evidente stato di shock, cohe teneva stretto le mani di sua madre, quasi a volerla rassicurare che ce l’avrebbe fatta. «Mamma non ti lascio, sono qui, resisti, stanno per arrivare i soccorsi. Non mi lasciare, non mi lasciare ho ancora bisogno di te». Era questo il ritornello che, come nella recita di un rosario, il sedicenne riperteva con insistenza seduto accanto a sua madre. Il ragazzo, di soli sedici anni, è stato l’unico testimone oculare di quell’immane tragedia familiare, consumatasi tra le pareti domestiche di quella coppia che, nel palazzo ed in città era bn voluta. Il figlio di Francesco e Vincenza era anche lui sanguinante da una mano. Nel tentativo di sedare la lite e difendere sua madre, infatti, il ragazzo non aveva esitato di metteresi sulla traiettoria di quei fendenti mortali che l’avevano raggiunto ad una mano. I carabinieri hanno dovuto prelevare con la forza il sedicenne, per consegnarlo al persone medico, paramedico ed infermieristico del 118 che, dopo averlo medicato sul posto, l’hanno trasprtato nel reparto di chirurgia infantile dell’ospedale Regina Marcherita di Torino, dov’è tuttora ricoverato e dove gli psicologi e gli psichiatri del nosocomio, stanno con molta calma, cercando di farlo parlare, facendosi raccontare le fasi concitate di quel litigio, dall’epilogo tragico. Mentre il ragazzo, non senza fatica, veniva accompagnato in sopedale, i carabinieri, con l’ausilio dei loro colleghi dei Ris, segnavano sul pavimento la sagoma della donna, analizzando gli oggetti macchiati di sangue e la traiettoria degli schizzi ematici. Tutto questo accadeva, mentre Francesco Barraco, ripeteva che tutto era nato perchè sua moglie non lo faceva parlare. Il magistrato, Ernico Arnaldi Di Balbe, titolare dell’inchiesta, giunto sul posto insieme al medico legale, ha iniziato a ricostruire, insieme agli inquirenti, la dinamica di quel litigio, sfociato in tragedia. Il medico legale ha anche ascoltato lìuomo che, seppur con lo sguardo perso nel vuoto, ha risposto alle domande del medico, alternando momenti di piena lucidità mentale a attimi di smarrimento e confusione. Secondo l’esperto in medicina legale e secondo le prime ricostruzioni dell’omicidio, effettuate dai carabinieri, il 54enne era, al momento del fatto, pienamente capace di intendere e di volere. Certo, saranno necessarie le verifiche mediche, soprattutto per accertare la veridicità di quelle prime ammissioni dei testimoni, amici, conoscenti, parenti e vicini di casa della coppia che, nelle loro prime sommarie informazioni testimoniali, hanno parlato di un uomo mite, tranquillo e riservato che non aveva mai dato segni di escandescenza. Anche se, tra le testimnianze raccolta, ne esce fuori qualcuna fuori dal coro che, parla di un uomo cambiato da tempo, non si sa bene perchè, forse affetto da sindrome depressive o altro, un uomo con lo sguardo strano che, forse in passato potrebbe aver sofferto di disturbi psichiatrici. Ma queste, per il momento, sono solo voci, parole, impressioni. Troppo deboli per essere ritenute utili dagli inquirenti. Sarà determinante, non appena le condizioni di salute lo permetteranno, ascoltare il ragazzo. La sua testimonianza permetterà, infatti, agli inquirenti di avere un solido punto di partenza da cui partire. La coppia, oltre al sedicenne, ha anche un altro figlio, di due anni più grande che, quel giorno, quel maledetto iorno era a scuola. Sono stati i carabinieri a comunicargli quello che era successo, sono stati gli uomini in divisa ad accompagnarlo in caserma, dove c’era suo madre, con i vestiti insanguinati e le manette strette ai polsi. Per il momento a parlare è la casa. Quell’appartamento al sesto piano di via Amendola 4, nel quartiere Villaggio Dora, racconta della lite, del fracasso, delle voci concitate, di quel cassetto delle stoviglie trovato aperto, da cui il 54enne ha estratto un coltello di circa 30 centimetri e poi un’interminabile sequenza di colpi che non lasciano scampo a Vincenzina, che a San Marco tutti conoscevano come Fernanda: tre coltellate al petto e altre otto al braccio sini-stro. Su facebook è già nato un gruppo per ricordare una professoressa “speciale” e “sempre vicina alle esigenze dei propri alunni”.

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