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Annunziata, muore dopo quasi 72 ore di totale abbandono

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Annunziata, muore dopo quasi 72 ore di totale abbandono

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La donna entra in Pronto soccorso alle 19 con codice rosso, entra già gravissima lamentando forti dolori all’addome e all’inguine (successivamente scopriranno che all’inguine era presente una sacca di sangue di sette centimetri). Doveva andare d’urgenza alla dialisi. Alle 19.30 – 20 inizia la dialisi di domenica e dura due ore e mezzo. Il familiari parlano con il medico del reparto dialisi rappresentando che, secondo loro, la situazione non era delle migliori. Ma il medico respinge la teoria asserendo che i parametri fossero in via di recupero. Nonostante l’insistenza dei familiari di non far rientrare la madre in Pronto soccorso data la gravità della situazione, il medico ancora una volta risponde che doveva tornare in pronto soccorso anche perché non c’erano posti in dialisi. La donna viene “rispedita” in Pronto soccorso verso le 22 –  22.30 e ci rimane fino alle 14.30 del giorno dopo senza che le fosse praticato alcun trattamento. Il lunedì la rimandano di nuovo in dialisi dove rimane per circa altre due ore e mezzo. Qui si rendono conto che la situazione era già grave e viene trasferita in medicina d’urgenza. Qui la sottopongono ad un trattamento di antibiotici e plasma e si giunge alla sera del lunedì e fino al mattino seguente non le viene più praticato alcun trattamento sanitario.

Il martedì mattina i familiari arrivano alle 9. La situazione era ancora grave. E’ il figlio che, nel momento in cui entra in reparto, intorno alle 11 capisce che deve sollecitare i medici prima che la madre muoia. Richiama l’attenzione dei medici chiedendo il perché la madre fosse stata abbandonata in un letto senza che nessuno riuscisse ad aiutarla e soprattutto a capire cosa avesse. Dal reparto di medicina d’urgenza avevano richiesto un consulto da parte dello specialista di chirurgia vascolare. Consulto che ritardava ad arrivare. Il figlio, determinato a salvare la madre decide di andare direttamente dal primario della chirurgia vascolare. Al quale domanda anche il perché non fosse stato chiamato un gastroenterologo. Ed è in quel momento che il primario della chirurgia vascolare e quello della medicina d’urgenza entrano finalmente nella stanza della 68enne. Insieme a loro un gastroenterologo e una numero indefinito di infermieri.

La stanza rimane chiusa per circa due ore in cui c’è un andirivieni con sacche di sangue ed altro. La situazione stava precipitando. Arriva anche un anestesista, una rianimatrice e sedano la 68enne. Viene trasferita alla tac il martedì alle 14, 14.30. Quasi certamente, la 69enne stava scivolando verso la morte. Alle 15 esce dalla tac e la trasferiscono d’urgenza in sala operatoria. Alle 16 dalla sala operatoria la trasferiscono in rianimazione. Alle 18.30 – 19 un medico comunica ai familiari che la situazione è grave e sarà quasi impossibile che la paziente riesca a sopravvivere. Ha una gamba ischemica e la situazione è precipitata. Il giorno dopo (ieri ndc) muore con tre arresti cardiaci.

Pronto Soccorso Ospedale Annunziata2

 

Entrata in codice rosso e abbandonata su una barella

«Ma il dato oggettivo è che ti entra una paziente in codice rosso in pronto soccorso che lamenta forti dolori all’addome e all’inguine una ecografia la devi fare? Una tac la devi fare? Un gastroenterologo lo vuoi chiamare?» Non ci è dato sapere se in ogni caso la donna si trovasse in uno stato sanitario che l’avrebbe portata in ogni caso alla morte, ma sarebbe dovuta essere stata comunque sottoposta ad una serie di analisi che di fatto non sono state avviate. Il nulla. «Mandata in dialisi, l’unica cosa che è stata eseguita. C’è un protocollo che anche quando la paziente è grave anche se non c’è posto nel reparto di dialisi deve essere trasferita in ogni caso in un reparto che possa garantire la presa in carico del paziente e le conseguenti applicazioni delle cure primarie che il Pronto soccorso non è stato in grado di garantire».

La paziente è rimasta in una stanza con 20 persone con le luce accese dove l’unico conforto che le è stato dato era la presenza dei figli che l’hanno tenuta sempre per mano. Il senso di impotenza più totale. E i figli sono testimoni oculari di un dato oggettivo: la paziente è entrato in codice rosso, di domenica senza fare nessun tipo di accertamento fino alle 14.30 dove è stata rinviata di nuovo in dialisi senza continuare a sottoporla a nessun tipo di accertamento. Il primo accertamento tac senza mezzi di contrasto è stata eseguita martedì alle 14 – 14.30. Due giorni per avere un accertamento che andava fatto immediatamente. A rappresentare il consigliere Spadafora è l’avvocato Massimiliano Coppa. Nella giornata di domani il pm dovrebbe affidare l’incarico al medico legale per eseguire l’autopsia sulla salma.

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