Cosenza
“Laqueo”, i retroscena delle cosche svelati dal pentito Violetta
Castiglia non poteva dire più niente. Perché era stato estromesso dalla così detta malavita. Li hanno messi da parte. Non si trovavano mai con i soldi, parliamoci chiaro, Non trovandosi con i soldi lo hanno estromesso. Patitucci ha preso il sopravvento e volle entrare perché sapeva benissimo che Modesto faceva parte dell’usura e mi diceva “chissu tena contratti a novi zeri e si piglia l’usura c’avissa di toccari a nua. Parlatici vui”. Se iddru mi dicia a s’operazioni mintimuci puru a Francescu non potevo esimermi a dire no – riprende Calabrese-. Pure che guadagnavo di meno non mi interessava perché potevo stare tranquillo.
Le minacce sono subentrate quando il –Castiglia non volendo dire che i soldi che mancavano all’incasso del palazzo (…) se li era spesi a casa sua ha detto che me li ero rubati io. Tenendo presente che contabilità e soldi li aveva l’ingegnere X. Le minacce erano velate, mi diceva che non se la sarebbe presa con me ma con i miei familiari, perché lui voleva che io mettessi le mani in tasca e pagare quei soldi che lui si era preso per casa sua. Le minacce velate sono arrivate una prima sera quando hanno sparato a mio fratello al negozio di via XXIV maggio e la seconda quando hanno tentato di uccidere mio fratello a via XXIV maggio insieme a mio padre. Le minacce velate sono avvenute prima e le sparatorie dopo.
Una sparatoria avvenne nel 2012 e poi quando ero in presenza del magistrato il 4 marzo del 2013 bloccarono tutto per dirmi che avevano sparato a mio fratello. Dissi “Andiamo avanti, ormai sono venuto per questo. Hai iniziato, come inizio finisco”. Ho iniziato a collaborare con la giustizia quando Luisiano Castiglia mi mandò il genero di franchino Perna e altre persone perché voleva che io pagassi alcuni debito che non avevo fatto, ne soldi avevo preso. Gli spiegai chi si era preso i soldi, gli facevo osservare che i soldi che lui diceva mancassero erano soldi spesi a casa sua. Nel verbale dichiara: “Sono arrivato a intraprendere questa scelta perché a mia volta sono sotto usura e ho subito sopprusi da parte di Castiglia.
A dicembre dell’anno scorso qualcuno ha sparato alla saracinesca di mio fratello per cui ho preso questa decisione.”. Mi sono rivolto a un amico di allora, a zio Renato che mi disse che erano andati a sparare per ordine di Castiglia. Allorchè le minacce velate cominciano ad avere un’altra risposta. Se minacciava me da un orecchio mi entrava e dall’altro mi usciva. Quando ho sentito che le minacce erano dirette ai miei familiari, a quel punto non potevo combattere una guerra con lui, mi dovevo guardare da più fronti.
La conoscenza dell’imprenditore Cannella
Erano rapporti amichevoli e di usura che sono iniziati. Castiglia lo chiamò una mattina per farsi fare un preventivo dei lavori da eseguire alla lavanderia. Cannella ha iniziato i lavori con lo sbancamento e adoperando tutto quello che era in suo possesso, ruspe, camion, cemento, mattoni, che mandava E.R.. Franco Cannella per tutto il lavoro svolto, compreso la copertura del tetto, non ha percepito neanche una lira; ha percepito solo che ha fatto tutto il lavoro gratis. Cannella mi fece osservare se doveva pagare l’interesse più il capitale; risponde Castiglia che era vicino a me “ohi Fra se ti servono soldi in prestito siccome non sono tutti miei ci sono altre persone, chiri su na cosa, u lavuru e n’atro. E il lavoro, mo che ho fatto una pratica per un finanziamento ti pago”.
Stesso discorso lo ha fatto a chi ha lavorato sull’impianto elettrico. E in questo caso ha preteso la fattura. Intorno 2004 – 2005 Cannella pagava 2300 euro al mese (per 12, 13 mesi) per un credito di 23mila euro e Cannella si adoperò all’ampiamento della lavanderia. Per gli scarichi delle acque ho chiamato le persone che erano anche sotto usura. Dopo di chè A.A. chiese un prestito di 25mila euro lo chiese in presenza mia e di Luisiano Castiglia. Mi disse “Robè, mi servirebbe un prestito di 25mila euro”. Luisiano fece cenno con la testa che andava bene e facemmo l’operazione. Tutti pensavano di essere pagati a fine lavoro, ma nessuno vide i soldi. Cannella aveva timore di Castoiglia perché sapeva che era dell’ambiente. Luisiano Castiglia quando si rapportava con Cannella non lo faceva mai con il sorriso. Camminava sempre mantenendolo rigido, un po’ distante per non fare riunione.
Lui diceva “si piglianu cunfidenza e ritardano nei pagamenti che devono fare quando nasce troppa amicizia”. E in questo non aveva torto. Nel 2008 – 2009, non ricordo, quando Modesto è stato comprato dalla Regina (per far capire l’episodio) Luisiano Castiglia mi chiamò per parlare con Cannella. Siccome ho dato questi scantinati a Francesco e deve realizzare un appartamento per casa sua. Sono andato da Cannella “Se Francesco deve fare l’appartamento non ci sono problemi, vado io”. Cannella mi voleva mangiare perché ancora doveva essere pagato da Castiglia. Gli dissi deve fare casa Modesto. E siccome mi disse che se la vedeva Francesco, non c’erano problemi. Quindi con Cannella siamo andati sul posto. Da lì a 4 giorni manda una squadra a demolire tutti i muri di quelli che dovevano essere demoliti e in più c’era umidità e ha messo il vespaio quasi vicino le fondamenta. Sempre tutto questo a spese di Cannella. Però non si parlava di soldi.
Un giorno c’era persino Modesto che era venuto da Reggio. A.A. che era sotto di svariati milioni di euro non ha potuto dire di no. E come Cannella anche lui non era stato pagato per i lavori alla lavanderia. E’ venuto a casa di Modesto ha eseguito i lavori di scarico, caldaia e quant’altro, materiale tipo intonaco. Dopo i lavori, A.A. e Cannella vengono alla carica. Il primo vuole prestato 20 o 25 mila euro che glieli ha dati solo Castiglia a titolo di usura. Questi soldi sono stati prelevati da un conto corrente di Francesco Modesto alla Banca popolare di Rende e 25mila euro a Cannella e rientra di nuovo nell’operazione usura Castiglia e Modesto. Mi ricordo che è andato il figlio di Castiglia a prelevare questi soldi e li ha portati al padre e il padre li ha dati ai due richiedenti. I soldi sono stati consegnati davanti a me, eravamo alle spalle della porta d’ingresso della casa di Modesto. L’ha chiamato da parte e Castiglia ha dato i soldi. Eravamo invia Gergeri a casa di Castiglia. Io ero a fianco a lui. Doveva restituirli a duemila euro al mese. Gli aveva fatto un trattamento speciale visti i lavori fatti a casa di Modesto.
La conoscenza di Modesto
Modesto l’ho conosciuto a casa di Luisiano Castiglia dove aveva la residenza personale da Crotone in via –Gergeri. Lui era fidanzato con la figlia di Castiglia. Sono stato all’addio al celibato, al loro matrimonio, al battesimo dei figli». Alla domanda dell’accusa di spiegare la consapevolezza da parte del Calabrese sui soldi che Modesto avrebbe utilizzato. «I soldi che venivano erogati da Modesto Francesco erano soldi che lui era a conoscenza che questi soldi venivano investiti anche da parte sua; li investiva il suocero Luisiano Castiglia». Che cosa sapeva Modesto domanda l’accusa. «Sapeva tutto Francesco, era a conoscenza di tutto. Non ha mai chiesto. C’è un documento che parla chiaro scritto dall’ingegnere X. Avevamo due contabilità, quella a nero e quella normale. E a nero è scritto Castiglia – Modesto, con bonifico fatto in precedenza». Quindi questa consapevolezza era riferita agli episodi dei tre “clienti”? -continua l’accusa- «quando è stata fatta questa operazioni sono stati prelevati dal conto di Modesto dalla Banca popolare di Bari sono stati erogati 35mila euro per uno dei tre clienti. Era tutto segnato nella contabilità che tenevo. C’erano due contabilità anche in questo. Oltre alla contabilità che mi chiedeva Michelle Bruni c’era quella che avevo con Castiglia. Lui stesso mi chiedeva di tenere la contabilità perché molte volte non si ricordava tutti i movimenti fatti. Siccome c’ero pure io in quei clienti. Dove lui perdeva la persona e i soldi investiti, siccome c’ero anche io con altri soldi miei glielo ricordavo. E glieli segnavo a lui e li segnavo per me. C’erano i soldi che andavano pure a Modesto. Castiglia voleva che il nome del genero venisse tolto dalla rubrica. Un nome del genere non doveva andare avanti perché Francesco era un giocatore e doveva giocare. E allora gli ho detto io: se era un giocatore che doveva giocare non lo dovevi inserire in questa operazione». Qualcuno le ha mai chiesto di visionare la contabilità in cui c’era scritto il nome di Modesto? – rincalza l’accusa «Solo Michele Bruni me l’aveva chiesto prima che l’arrestassero nel 2008 – 2009. “Non gli bastano i soldi che guadagna giocando, pure questi devono guadagnare – diceva Bruni”. Patitucci me lo chiese in modo diverso, eravamo in ufficio da lui a città 2000 “Compà però i sordi Modesto sa di guadagnari curu palluni, no cu l’usura. All’usura ci simu nua, aru palluni c’è lui”. Modesto non può guadagnare due volte ma una sola volta. Già guadagna bene, una cifra a nove zeri per come ne sento parlare al suocero».
Social