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‘Ndrangheta in Lombardia giornalisti indagati a Mantova, solidarietà Unci e Gcl: ”La verità è scomoda”
MILANO – L’inchiesta di cui i cronisti si sono occupati riguarda le infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle istituzioni e nell’economia lombarda, ovvero l’Operazione Pesci della Direzione distrettuale antimafia di Brescia.
“I giornalisti hanno un dovere, sopra tutto: scrivere la verità, nient’altro che la verità. E la verità è anche scomoda, rischiosa, con conseguenze pesanti, come sta accadendo a tre giornalisti e al direttore della Gazzetta di Mantova che sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura per pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale”. Lo hanno detto, esprimendo la massima solidarietà, Guido Columba, presidente dell’Unione Nazionale cronisti italiani e il presidente del Gruppo cronisti lombardi, Rosi Brandi. “Il Gruppo Cronisti Lombardi e l’Unione Nazionale Cronisti Italiani – proseguono – si augurano che l’azione della magistratura non abbia, in questo caso ma anche in molti altri, un effetto intimidatorio e censorio: auspicano dunque che i giornalisti indagati non rinuncino a svolgere il loro lavoro, nel rispetto della verità e delle norme deontologiche. Auspicano inoltre che possano quanto prima chiarire la loro posizione. I cronisti hanno il diritto-dovere di informare i cittadini in modo corretto, completo e tempestivo. E a questo loro imperativo non possono derogare”.
“La denuncia di quattro giornalisti della Gazzetta di Mantova per aver pubblicato atti su un’operazione antimafia ci sembra un atto né dovuto né opportuno“. Lo affermano Claudio Fava, vicepresidente della Commissione antimafia, e la senatrice Lucrezia Ricchiuti, componente della stessa. “Sull’inchiesta che vede imputato, tra gli altri, il sindaco di Mantova Nicola Sodano quei giornalisti hanno fatto solo il loro dovere, dando notizia di un’informativa dei carabinieri che era già nella disponibilità delle persone indagate e arrestate – continuano Fava e la Ricchiuti – di fronte alla gravità dei fatti contestati al sindaco e agli altri imputati, di fronte alla drammatica conferma di una pervasività delle mafie che non risparmia più alcun territorio della nazione, voler punire quattro cronisti colpevoli di raccontare questi fatti ai loro lettori è un puntiglio giudiziario di cui ci sfugge il senso ma non la oggettiva gravità. Bisogna colpire i mafiosi, non i giornalisti che scrivono sui mafiosi”.
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