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Pausa di Riflessione – Il Medico: chi era costui?

Cultura & Spettacolo

Pausa di Riflessione – Il Medico: chi era costui?

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Quella sua figura avvolta da un alone di magia e quel suo svolgere il lavoro quasi fosse un sacerdote che celebra la liturgia della salute, attraverso il rito della guarigione, un tempo conferivano al medico un ruolo carismatico, rendendolo il punto di riferimento di un’intera comunità.

 

Che potesse persistere, con il passare degli anni, questa visione della sua persona, non era pensabile, né tanto meno auspicabile, ma era davvero inimmaginabile che il suo ruolo finisse per diventare quello di un semplice esecutore di diagnosi e di terapie preconfezionate e contenute in rigidi protocolli, in linee-guide ed algoritmi, dai quali non può discostarsi, se vuole tutelarsi da controversie giudiziarie. Protocolli che, spesso, danno la sensazione di essere stati redatti più per garantire il controllo delle risorse economiche, che la salute del cittadini e che prevedono percorsi diagnostico-terapeutici, individuati sostanzialmente da parte del potere politico, con la collaborazione di esperti e delle società scientifiche, concentrate più sulla spartizione di cariche direttive che su quello che dovrebbe essere il loro vero ruolo.

Seguendo il processo che ha visto snaturare la funzione svolta dal medico, e andando alla ricerca dei motivi per i quali ciò è avvenuto, possiamo cogliere alcuni paradossi. Il primo paradosso sta nel fatto che il paziente, nell’antichità, pur conoscendo l’azione limitata del medico, che come sosteneva Aristotele era quella di “aiutare la natura a risanarsi da sé” o, come diceva Ippocrate, quella di “evitare la morte evitabile”, si affidava completamente alle sue cure. Oggi, che le innovazioni tecnologiche e le scoperte scientifiche consentono al medico di poter esprimere tutte le sue potenzialità, notiamo, invece, che il paziente è restio ad accordargli la sua fiducia.

Il secondo paradosso, sta nel fatto che, dopo aver svilito il suo ruolo si pretende che egli ottenga il risultato della guarigione in ogni caso. I motivi per cui si è verificato questo cambio di visione della figura del medico sono diversi, ma il risultato principale è stato quello di deteriorare il rapporto medico-paziente, cosa che è andata ad alimentare tra di loro un estenuante contenzioso giudiziario. Alcuni di questi motivi sono addebitabili ai pazienti, altri ai medici, e altri ancora a chi ci governa e ci ha governato, almeno negli ultimi decenni.

Tra quelli riconducibili al comportamento dei pazienti, ve ne è uno che svela un ulteriore paradosso. I mezzi di comunicazione hanno consentito a tutti l’accesso alle conoscenze scientifiche, e questo fatto è andato, da un lato, ad alimentare maggiori aspettative e a far avanzare sempre più pretese da parte dei pazienti nei confronti del medico, dall’altro lato, a stimolare in loro una certa diffidenza, che va, oltretutto, a confliggere con la fiducia che accordano, a volte, a sedicenti maghi, santoni e guaritori. Tra i motivi addebitabili al medico c’è la sua sempre maggiore concentrazione sull’organo e sulla malattia, cosa che lo porta spesso a non vedere il paziente come uomo, e a non coglierne quello che lo attanaglia di più: il dolore, quello fisico, e l’angoscia della menomazione o della morte.

Tra i motivi addebitabili alla politica dei governi che si sono succeduti negli ultimi decenni, c’è, innanzitutto, la distorsione della relazione medico/paziente. Dopo aver subordinato la sanità e, quindi, la salute al profitto, trasformandola in un bene tutelato da un contratto, tale relazione è diventata di tipo tecnico-commerciale, cosa che ha finito non solo per svilire la professionalità del medico, ma anche per incidere negativamente sulla sua prestazione (medicina difensiva).

Ma, il motivo principale della svalutazione della figura del medico, risiede nell’avere i politici asservito la sanità a loro stessi. Essi gestiscono questo settore per arricchirsi e per ottenere vantaggi elettorali, utilizzando le assunzione e l’assegnazione di incarichi dirigenziali con modalità clientelari, mortificando le professionalità e le competenze di chi viene escluso da queste spartizioni. Per fare ciò, hanno fatto in modo di disgregare l’unità della categoria medica, favorendo alcuni medici a discapito di altri, in modo da ottenere quello che era il loro fine: metterli l’uno contro l’altro.

In questo processo, non è stata estranea la responsabilità degli stessi medici, che hanno consentito che ciò avvenisse. E nessuno può ritenersi esente da colpa. Non possono farlo quelli che, calpestando la loro dignità, si sono sottomessi alla volontà dei politici, dimostrando, tra l’altro, di ritenersi incapaci di competere con gli altri ad armi pari. Non possono farlo quelli che hanno accettato compromessi, pur di ricevere un riconoscimento del loro valore, ritenendo che questo fosse l’unico modo per ottenerlo, non capendo, però, che così facendo essi hanno perso la dignità, che è il valore principale dell’essere umano. Ed anche non tenendo presente che quello del medico è un mestiere nobile, forse il più nobile, che già è impossibile farlo per denaro, senza non mostrarsene indegni, figuriamoci se lo si fa senza preservare la propria indipendenza. Ma, non possono ritenersi esenti da colpa, neanche coloro che hanno accettato passivamente che le cose andassero in questo modo, senza ribellarsi, dedicandosi magari al proprio orticello, non rendendosi conto di contribuire anche loro a far sì che la considerazione del medico, da parte dell’opinione pubblica, raggiungesse un bassissimo livello.

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