Cultura & Spettacolo
Pausa di Riflessione – L’insegnante e il suo ruolo impagabile
A pochi giorni dalla riapertura delle scuole, voglio dedicare una “riflessione” a tutti gli insegnanti, per ringraziarli per tutto quello che fanno per i nostri figli.
Se essere genitori è uno dei mestieri più difficili del mondo, essere insegnanti lo è ancora di più. Innanzitutto, perché un insegnante non può sottrarsi a quelli che sono i suoi obblighi nei confronti degli alunni e degli studenti, o per lo meno non più di quanto possa farlo una mamma. Questo perché se per un genitore il ruolo di educatore è dettato dalla natura che, a volte, può presentare delle inspiegabili devianze e delle sconcertanti aberrazioni, per un insegnante il ruolo è imposto dalla società. Questa, investendo risorse economiche nella scuola per preparare i giovani a diventare gli uomini di domani, dai quali dipenderanno le sorti della società stessa, non può permettere devianze di nessun genere e, se queste si verificano, deve essere pronta a sanzionarle. Ne consegue che se nel caso del genitore essere educatore dei propri figli è un dovere solo morale, nel caso di un insegnante il dovere è duplice: morale e materiale (giuridico). In pratica, esiste un contratto vero e proprio che va rispettato.
Un’altra differenza sostanziale sta nel fatto che ad un insegnante viene accordata la fiducia, sia da parte dello Stato che da parte dei genitori degli alunni e che, pertanto, si creano in questi ( in particolar modo nei genitori) delle aspettative, che non possono essere deluse né tanto meno eluse. Tutto ciò comporta, inevitabilmente, che egli avverta il senso ed il peso delle sue responsabilità. Se a questo si aggiunge che il suo compito non si esaurisce nel trasmettere il sapere, ma prevede anche la trasmissione delle emozioni e della capacità di gestirle, si capisce come il suo lavoro sia considerevole ed il suo ruolo sia di importanza fondamentale, e che per questo gli andrebbe riconosciuto un particolare status (in Giappone, gli insegnanti sono gli unici che non hanno l’obbligo d’inchinarsi davanti all’imperatore).
Quest’ultimo compito, che viene assunto dagli insegnanti, benché tacitamente, in maniera sostanziale, non è altro che una sorta di educazione sentimentale. Dal momento che i sentimenti non vengono trasmessi geneticamente, come avviene con altri elementi ed altre caratteristiche dell’organismo umano e che se non vengono appresi, è difficile che essi si manifestino spontaneamente, risulta essenziale che qualcuno si assuma l’onere di insegnarli.
Si tratta, in questo ambito, di un specie di supplenza effettuata dagli insegnanti, per rimediare a quanto dovrebbe essere fatto in prima istanza dai genitori e che, invece, molte volte, non viene fatto, perché questi abdicano a tale funzione, rischiando di condannare i loro figli ad una sorta di analfabetismo emotivo. D’altra parte, se è vero che è la cura che i bambini ricevono nei primissimi anni di vita a fornire loro le basi del modo di sentire il mondo che li circonda e a consentire loro adeguate emozioni, è altrettanto vero che solo negli anni successivi, quelli che coincidono con le scuole primaria e secondaria, queste emozioni si sviluppano in modo più definito.
L’importanza del loro apprendimento e della loro sperimentazione sta nel fatto che esse rappresentano il primo passo per accostarsi ai sentimenti, che è una loro forma più evoluta, che coinvolge la mente. Questi ancor più delle emozioni si acquisiscono culturalmente. E’ infatti attraverso la letteratura, (ma anche il cinema e altre forme d’arte), che apprendiamo i vari sentimenti come l’amore, l’odio, il dolore, la passione, la noia, ecc.
Davanti a questo compito così impegnativo ed importante gli insegnanti hanno a loro disposizione solo la loro buona volontà. Essi, suscitando la curiosità e la capacita di appassionarsi dei ragazzi, devono catturare la loro attenzione. Solo così potranno aiutarli e metterli nella condizione di riconoscere cosa è il bene e cosa è il male, cosa è giusto e cosa no. Questo contribuirà a far sì che si verifichi anche quel passaggio di livello dell’amore che consentirà loro di riconoscere, ad esempio, la differenza tra un rapporto sano ed uno malato , e ad alimentare in noi tutti, genitori e cittadini, la speranza che l’animo umano possa venir fuori dal baratro nel quale è precipitato.
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