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La ‘ndrangheta in Lombardia, in manette 5 esponenti dei clan di Giffone e Grotteria
REGGIO CALABRIA – I Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito 5 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone ritenute esponenti della ‘ndrangheta di Giffone e Grotteria.
In manette sono finiti Giuseppe Larosa 49enne di Polistena, Pasquale Valente 45 anni di Taurianova, Salvatore Bruzzese di 62 anni e Vincenzo Carlino di 60 anni entrambi di Grotteria e ancora Antonio Mandaglio 67enne di Giffone. L’arresto è legato all’inchiesta denominata “INSUBRIA” che ha portato, il 18 novembre scorso, all’esecuzione di una misura cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 40 indagati, ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta operativa in Lombardia.
Dalle complessive attività investigative, come in pregresso già evidenziato, è emersa la figura di Giuseppe Larosa, detto Peppe la mucca, in possesso della dote di Mammasantissima, con ruolo di vertice della ‘ndrangheta e, in particolare, dell’articolazione territoriale riferibile alla Locale di Giffone, alla quale sono subordinate le Locali individuate nella Brianza comasca di Cermenate e Fino Mornasco, e quella di Calolziocorte nel lecchese, nonché altre Locali ancora non meglio individuate.
Inoltre, l’organizzazione mafiosa di Giffone capeggiata dal Larosa, così come documentato nel corso delle attività investigative nell’ambito dell’indagine denominata “Helvetia” dell’agosto scorso, è collegata con altre strutture ‘ndranghetistiche calabresi, la Locale di Fabrizia della provincia di Vibo Valentia e con la dipendente Società di Frauenfeld (Svizzera). Le attività investigative hanno consentito di documentare, come anche il panettiere incensurato Pasquale Valente, già arrestato a novembre, in possesso della dote della Santa, ricoprisse un ruolo di rilievo nell’ambito della Locale di Giffone e fosse in stretto contatto con Larosa, al pari di Antonio Mandaglio, macellaio giffonese, avente un ruolo di vertice nello stesso sodalizio, tanto da essere ritenuto fedele espressione sul territorio di Larosa e autorevole interfaccia per risolvere problemi inerenti allo svolgimento di attività economiche, specie del settore boschivo, nell’ambito del taglio e della vendita della legna; attività, come noto, molto diffusa nella catena collinare pre-aspromontana di quel versante della provincia reggina.
Il materiale probatorio a suo carico ha consentito di rivalutare elementi già emersi in pregresse attività investigative nel corso delle quali lo stesso è risultato avere contatti con i più autorevoli referenti della ‘ndrangheta reggina, nonché di essere in possesso almeno della dote del “trequartino”. Dalle indagini, è inoltre emersa, nel contesto della Locale di Grotteria, la figura di Salvatore Bruzzese, già coinvolto in indagini in materia di associazione di stampo mafioso, ritenuto essere l’attuale reggente della struttura criminale grotterese operante nel Mandamento Jonico. Le conclusioni del GIP di Locri non sono state condivise dal GIP di Reggio Calabria anche alla luce degli ulteriori approfondimenti eseguiti dal ROS dopo la sua scarcerazione, che hanno consentito di rafforzare ulteriormente il quadro probatorio a suo carico, confermando la fondatezza della tesi accusatoria già delineata nel precedente provvedimento di fermo. Ed è proprio il fratello Raffaele, da anni in Lombardia, a indicarlo con un ruolo di primo piano nella ‘ndrangheta di Grotteria, con ampie disponibilità economiche. Infine, sempre a quest’ultima organizzazione grotterese, è risultato appartenere anche Vincenzo Carlino, già condannato per omicidio e armi, commerciante, con il compito di curare i rapporti con i referenti di altre articolazioni dell’associazione mafiosa stanziali in Lombardia, prendendo anche parte attiva a riti di affiliazione e a cerimonie di conferimento di “cariche” e “doti” di ‘ndrangheta.
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