Caso Morelli, i due volti della giustizia: quella lombarda e quella calabrese

C’era una volta un politico calabrese, come si suol dire, tutto “chiesa e casa”.

Oggi c’è ancora ma, non è più politico perché la giustizia milanese lo ha riconosciuto colpevole, anche in appello, di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Secondo l’accusa, Franco Morelli sarebbe coinvolto in intrecci che accomunano interessi trasversali fra ‘ndrangheta, politica e magistratura. Non stiamo qui a cavillare, condannare o assolvere, per questo c’è la magistratura ma, solo a sottolineare quello che, dal momento dell’arresto, siamo nel 2011, è suonato come disparità della giustizia fra il “codice” lombardo e quello calabrese. Morelli, influente politico calabrese del centro destra che tutti volevano vicino al Vaticano, esce dal carcere di Opera dopo 18 mesi di reclusione, siamo nel giugno del 2013, precisamente un anno addietro, per motivi di salute, dopo numerose visite e perizie mediche. Anche Corbelli col suo movimento Diritti Civili, più volte era intervenuto reclamando motivi umanitari. Questa la giustizia milanese. In Calabria, fermo restante la mia posizione di garantista, ci sono politici condannati, certo non per corruzione, ma, solo per abuso e falso che addirittura si candidano, candidamente, per amministrare comuni, regione governo e perfino l’Europa. Ci sono politici denunciati che continuano ad amministrare la cosa pubblica come se nulla fosse successo, in passato anche per concorso esterno in associazione mafiosa per voto di scambio e, qui, oltre a questa giustizia calabrese, c’è anche una buona dose di “faccia tosta” e di partiti ormai inesistenti che non hanno più nulla da dire se non accettare la “convivenza”. Certo, raccontiamo solo i due volti della stessa giustizia.