Archivio Storico News
Depuratori fantasma sversano nel Tirreno, alla sbarra i vertici di Smeco
PAOLA (CS) – I liquami delle fogne venivano gettati in mare o sull’arenile che li riassorbiva lasciando una coltre di schiuma marrone.
Le diverse segnalazioni dei bagnanti che denunciavano anomalie legate all’inquinamento del Tirreno cosentino fecero scattare nel 2008 le indagini della Procura di Paola. Dopo tre anni si accertò lo scempio: lo sversamento di “liquami assolutamente non depurati, di colorazione marrone scuro caratterizzati dalla presenza di fanghi e schiume in superficie”. Dove? Nel mare, nelle spiagge, nei torrenti di Paola, Fuscaldo, Belvedere Marittimo, Verbicaro, San Pietro in Amantea, Serra D’Aiello e Tortora. Alle 15 di oggi il gup del Tribunale di Paola ha rinviato a giudizio per frode e reati ambientali il 65enne Domenico Albanese in veste di direttore tecnico e rappresentante legale della Smeco Cosenza, Lilia Gessica Plastina 40enne di Fuscaldo capo area di Smeco nelle zone del Tirreno cosentino, il reggino 63enne Raffaele Romeo amministratore unico di Smeco e Rita Mazzacuva 62enne rappresentante legale di una delle società facenti parte sempre del gruppo Smeco. Contro di loro si sono costituiti parte civile diversi comuni, associazioni ambientaliste, parchi marini, Ministero dell’Ambiente e Regione. Il sindaco di Tortora, Lamboglia, dichiara che dal 2002 quando la depurazione è stata appaltata a Smeco “sono stati registrati divesi sequestri degli impianti sempre per problemi legati alla gestione di Smeco che metteva in serio pericolo la balneabilità delle nostre coste. Inpiù chiedevano sempre provvidenze più alte rispetto alle spettanze previste dal contratto. Dicevano che i depuratori funzionavano, ma non era vero”. Nonostante gli accertamenti che in corso d’indagine hanno mostrato come Smeco pare non abbia mai depurato neanche un centimetro cubo d’acqua nel paolano scaricando direttamente nel torrente Licciardo gli indagati, rinviati oggi a giudizio si dichiarano innocenti. Per la difesa infatti i Comuni non avrebbero pagato il debito con la società di depurazione con la quale pare che in totale avessero accumulato 4 milioni di euro. La società era quindi autorizzata dalla mancata retribuzione ad inquinare l’intero litorale cosentino occidentale? Una parziale risposta la fornirà, dopo l’estate, la prossima udienza, fissata per l’8 Aprile 2015.
Social