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Il ministero licenzia tutti gli addetti alle pulizie, proteste a Catanzaro
CATANZARO – Ennesima protesta, davanti l’Assessorato regionale al Lavoro, dei lavoratori addetti ai servizi di pulizia delle scuole.
Il motivo della protesta è la preoccupazione per l’imminente fine della proroga dei contratti al 31 marzo, termine ultimo dopo il quale non sarà più garantita loro l’attuale retribuzione pari a 800 euro mensili. Ciò accade per via dei tagli praticati sulla Scuola dal Ministero dell’Istruzione e dal conseguente ingresso della Consip nella gestione degli appalti di pulizia. Obiettivo dei lavoratori è stato, non a caso, l’Assessorato regionale al Lavoro, dove già lo scorso 27 febbraio, è stata presntata all’assessore Salerno una mozione da discutere al Consiglio Regionale contenente dati con i quali si dimostrava l’antieconomicità degli appalti e la dimostrazione della convenienza dell’assunzione diretta di tutto il personale ex LSU-Ata alle dipendenze del Miur. Nell’incontro successivo Salerno non era più presente ed è stata consegnata ai lavoratori una nota in cui si esprime l’intenzione dei Ministeri competenti, di approntare un piano di riqualificazione e la ricollocazione dei lavoratori. Riqualificazione significa che, dopo oltre 20 anni di servizi assimilabili a quelli di collaboratore scolastico, i lavoratori, in maggioranza ultra cinquantenni e con grande prevalenza femminile, dovrebbero trasformarsi in: idraulici, muratori, imbianchini e quant’altro. USB ritiene questa una trovata studiata per garantire lauti guadagni alle cooperative interessate, aggiungendo alle pulizie, anche un’improbabile manutenzione degli edifici scolastici senza l’esperienza, la capacità professionale, la competenza necessarie per fare questi lavori. Se queste sono davvero le intenzioni, c’è realmente da aver paura a mandare i figli a scuola. Inutile descrivere la delusione dei dimostranti, che hanno avuto la conferma circa la volontà del Governo di continuare sulla strada dell’esternalizzazione, che per i lavoratori si traduce ancora in sfruttamento e precarietà. USB rifiuta tale risoluzione e programmerà, assieme ai lavoratori, come continuare la lotta.
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