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Arrestato ex magistrato Giusti, con il vizio del sesso: “Dovevo fare il mafioso non il giudice”

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Arrestato ex magistrato Giusti, con il vizio del sesso: “Dovevo fare il mafioso non il giudice”

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REGGIO CALABRIA – Operazione all’alba della Polizia di Stato, denominata “Abbraccio”.

In corso di esecuzione sette ordinanze di custodia cautelare nei confronti di soggetti ritenuti contigui alla cosca di ‘ndrangheta Bellocco, che opera nella Piana di Gioia Tauro. Tra le persone coinvolte anche un magistrato, Giancarlo Giusti, ex gip del Tribunale di Palmi. Giusti, era già ai domiciliari per una condanna a 4 anni per corruzione nell’ambito di una inchiesta della Dda di Milano del 2011 contro il clan Valle-Lampada, ed era stato sospeso dal Csm. I destinatari dei provvedimenti restrittivi sono accusati, a vario titolo, di corruzione in atti giudiziari aggravata dall’aver favorito una cosca della ‘ndrangheta e concorso esterno in associazione mafiosa. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite a Rosarno, Montepaone Lido (Cz), Milano, Avellino e Benevento.

 

Gli arrestati sono dunque: Giancarlo Giusti, 47 anni; Rocco Bellocco, di 62 anni, gia’ detenuto per altra causa; Rocco Gaetano Gallo, di 61 anni, gia’ detenuto ai domiciliari per altra causa; Domenico Punturiero, di 49 anni; Domenico Bellocco, di 34 anni, figlio di Rocco; Giuseppe Gallo, di 30 anni, figlio di Rocco Gaetano; Gaetano Gallo di 60 anni, fratello di Rocco Gaetano.

 

Giusti, tentò il suicidio in carcere nel 2012

Il giudice Giancarlo Giusti, arrestato e posto ai domiciliari stamani il 27 settembre 2012 ed il giorno successivo, aveva tentato il suicidio nel carcere milanese di Opera in cui era detenuto. Soccorso dalla polizia penitenziaria, era stato poi ricoverato in ospedale in prognosi riservata. Successivamente aveva ottenuto gli arresti domiciliari. Giusti, dal 2001 giudice delle esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria e poi dal 2010 gip a Palmi, era stato arrestato per corruzione aggravata dalle finalità mafiose il 28 marzo 2012 nell’ambito di una inchiesta della Dda di Milano sulla presunta cosca dei Valle-Lampada e, in particolare, in un filone relativo alla cosiddetta “zona grigia”. La Dda di Milano gli ha contestato di essere sostanzialmente a ”libro paga” della ‘ndrangheta. In particolare, i Lampada, sempre secondo l’accusa, non solo gli avrebbero offerto ”affari”, ma avrebbero anche appagato quella che il gip di Milano, nell’ordinanza di custodia cautelare, aveva definito una vera e propria ”ossessione per il sesso”, facendogli trovare prostitute in alberghi di lusso milanesi.

 

L’intercettazione

Una somma di 100 mila euro per disporre la scarcerazione di alcuni esponenti di spicco della cosca Bellocco: è l’accusa mossa dagli investigatori, sulla base di intercettazione telefoniche ed ambientali, a Giancarlo Giusti.Il fatto, secondo l’accusa, risale al 27 agosto 2009 quando Giusti, in qualità di componente del Tribunale del riesame di Reggio Calabria, dispose la scarcerazione di alcuni esponenti dei Bellocco contribuendo, così “al rafforzamento del programma criminoso” della cosca. E fu un faccendiere di Vibo Valentia, conosciuto negli ambienti della criminalità come ‘l’avvocato’, a creare i contatti tra il giudice Giancarlo Giusti e gli esponenti della cosca Bellocco di Rosarno finito in manette anch’egli stamani. L’uomo, secondo gli inquirenti, era socio in affari dell’ex magistrato ed era in contatto con esponenti del clan Bellocco. Il faccendiere riuscì a mettere in contatto gli esponenti della cosca e l’ex magistrato. Per individuare l’anello di congiunzione tra la cosca della ‘ndrangheta e l’ex magistrato gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria hanno dovuto rileggere le trascrizioni di centinaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Attraverso un lavoro, definito dagli stessi inquirenti ‘certosino’, si è riusciti a ricostruire anche gli incontri durante i quali avvennero gli incontri per decidere i favori alla cosca.

 

Il Procuratore Lombardo: “Una vicenda corruttiva gravissima”

“La vicenda corruttiva che abbiamo portato alla luce è gravissima”, ha dichiarato il Procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, in merito all’arresto dell’ex magistrato Giancarlo Giusti: “E’ una vicenda dolorosa – ha aggiunto – ma ancora una volta si dimostra che nessuno è immune alla mafia. Finalmente siamo riusciti a ricostruire nel dettaglio una vicenda che viene da lontano. All’inizio ci era apparsa una ricostruzione diversa, ma poi con il lavoro certosino fatto dalla squadra mobile di Reggio Calabria, si è riusciti a rimettere a posto i tasselli di un puzzle molto complesso”. “Durante le nostre indagini – ha concluso Lombardo – c’è stata una rilettura paziente delle numerose trascrizioni di intercettazioni e dei tabulati telefonici”.

 

Il profilo di Giusti, ossessionato dal sesso

Le donne e la sua “inclinazione” a fare il mafioso sono gli elementi sul giudice Giusti, emersi nel corso dell’indagine. Giusti è stato anche capace di dire “io dovevo fare il mafioso, non il giudice”. Parole che sarebbero state intercettate dagli inquirenti in una telefonata in cui Giglio, parlando con Giulio Lampada, dice: “Non hai capito chi sono io… sono una tomba, peggio di … ma io dovevo fare il mafioso, non il giudice”. Giusti, secondo quanto scrisse il gip di Milano nell’ordinanza di custodia cautelare, aveva inoltre “l’ossessione per il sesso” e per “divertimenti, affari, conoscenze utili”. In un “diario informatico” sequestrato dagli inquirenti milanesi, in cui Giglio annotava tutto ciò che faceva, sono state trovate varie annotazioni, tipo: “venerdì notte brava con (…) Simona e Alessandra. Grande amore nella casa di Gregorio”.

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