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Riina socializza in carcere con un mafioso e minaccia il magistrato
Alcuni giorni, più di altri, c’è da rimanere allibiti non solo per quello che succede ma, per la naturalezza con cui certe cose riescono a passare.
Da alcuni mesi, di tanto in tanto arriva la notizia: “Il boss Totò Riina sarebbe tornato a minacciare il pm palermitano Nino Di Matteo. Dopo le “esternazioni” contro il magistrato che indaga sulla trattativa Stato-mafia, fatte da Riina durante la socialità in carcere a un mafioso della Sacra Corona Unita, il padrino di Corleone avrebbe ancora una volta preso di mira Di Matteo. Le nuove minacce sono state registrate dalle cimici piazzate dagli investigatori che intercettano il capomafia e sarebbero state trasmesse ai pm di Caltanissetta”. La notizia Ansa è di non più di 10 ore fa. Io non so se c’è bisogno di commento. Come si fa a permettere ad un mafioso del calibro di Riina di minacciare, più volte, impunemente un magistrato della Repubblica che non si piega al suo volere ma di più scandaloso questa volta, c’è che le minacce sono state “fatte da Riina durante un momenti di socialità in carcere con un mafioso della Sacra Corona Unita”. Riina, in regime di carcere duro, il famoso 41 bis, socializza in carcere con un mafioso della sacra corona unita. Penso che l’intelligenza di ognuno di noi, riesce a farsi un’idea su questa vicenda che ha dell’incredibile. A fronte di questo ci sono i famosi “ladri di gallina” dimenticati in carcere o “drogatelli di strada” che fra una cella e l’altra, fra una camera di sicurezza e l’altra perdono la vita. Non li sto giustificando ma, permettetemi, non solo non esiste proporzione di pena e di trattamento qui non esiste proprio la giustizia.
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