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Ucciso da un treno in corsa, stuprò per anni un disabile
COSENZA – Incidente mortale tra le stazioni di Cosenza Centro e Cosenza Campanella.
Per cause ancora in corso di accertamento un uomo è stato travolto da un treno regionale mentre vagava sulle rotaie lontano dal centro abitato. Una passeggiata fatale, tra i binari, forse per smaltire una sbornia, forse per meditare sull’estremo gesto. Quello che è certo è che il violento impatto con il locomotore delle Ferrovie della Calabria ha sbalzato l’uomo a una cinquantina di metri di distanza scaraventandolo con forza contro le palizzate di cemento che separano la linea ferrata dalla strada. Pare che al momento della collisione l’uomo stesse sostando sulle rotaie, lungo le sponde del fiume Crati, senza un apparente motivo. Nonostante le segnalazioni acustiche del capotreno, però, non si sarebbe mosso. Rimanendo sui binari ad aspettare che il treno lo falciasse. Invano, il conducente del locomotore avrebbe infatti fatto di tutto affinchè l’uomo si spostasse e pur improvvisando una brusca frenata per evitare il peggio non sarebbe riuscito a scongiurarne la morte. Il 118 allertato poco dopo l’incidente intorno alle 20.50 intervenuto sul posto non ha potuto fare altro che constatare l’avvenuto decesso. Alla vista dei sanitari il corpo dell’uomo appariva in posizione prona, maciullato, irriconoscibilie. Dello sventurato pedone, infatti attualmente non è stato possibile risalire nè all’identità, nè alla nazionalità. Gli unici segni riconoscibili: un jeans blu, una maglietta, i capelli corti, alcuni foglietti scritti in italiano, un braccio e una gamba spezzati. Nessun documento. Potrebbe trattarsi di un ospite della vicina casa di accoglienza Stella Cometa o del campo nomadi che sorge sul litorale del fiume. Rimane per ora interdetto il traffico sulla tratta ferroviaria interessata dall’incidente. Sull’incidente indagano la Polfer e la Questura di Cosenza, mentre la scientifica ha già provveduto ad eseguire i rilievi. Il sostituto procuratore Casciaro, intanto, ha disposto l’autopsia sul corpo dell’uomo.
Aggiornamenti:
E’ stato identificato l’uomo che, ieri sera, è stato investito ed ucciso da un treno. Si tratta di Giuseppe Pugliese, 50 anni, di Cosenza, e non di un romeno, come ipotizzato in un primo momento. L’uomo era stato coinvolto nell’inchiesta “Orchi”, nel 2011, che riguardava la violenza su un disabile mentale. Il macchinista del treno ha raccontato alla polizia di aver piu’ volte suonato. Ma l’uomo, che camminava sulla massicciata, non si e’ spostato. Inevitabile l’impatto. E’ stata gia’ eseguita l’autopsia, che dovra’ rivelare se l’uomo fosse ubriaco o sotto l’effetto di stupefacenti. Ma non viene scartata neanche l’ipotesi del suicidio. L’uomo nel 2011 fu accusate di aver violentato, per otto lunghi anni, un giovane, ora ventiseienne, con lievi problemi mentali. Arresto insieme a Mario Aiello, 70 anni, Ferdinando Mele, 55, Massimo Lo Monaco, 39, Pasquale Andali, 51, Antonio Donvito, 35 anni, Antonio Santoro, 66, Giuseppe Santoro, 55, Aldo De Rose, 56, Cosimo Pastorella, 46 anni, Vincenzo Gagliano, 59, Eugenio De Cicco, 64 anni, e Franco Adamo Spadafora, 44, Giuseppe Pugliese fu chiamato in causa “per avere con più condotte esecutive di un medesimo disegno criminoso perpetrate in tempi diversi, abusando delle condizioni di inferiorità psichica della persona offesa affetta da un ritardo mentale lieve (disturbo intuitivo globale con turbe da comportamento) tale da non consentirle di prestare un valido consenso ai rapporti sessuali, inducendo il ragazzo a subire e/o a compiere atti sessuali…”. Il gip Lucia Angela Marletta nella sua ordinanza scrisse di rapporti anali, orali e di natura sadomasochista. Un orrore inenarrabile. L’operazione, non a caso denominata “Orchi”, avrebbe rivelato che la vittima sarebbe stata sottoposta a giochi erotici di ogni genere, a prestazioni sadomaso e in un caso ci sarebbero anche alcune foto, che uno degli indagati più anziani avrebbe scattato durante una delle violenze di gruppo. Gli indagati tramite semplici passaparola contattavano Antonio col cellulare. Alcuni, a rapporto consumato, gli regalavano dai 5 ai 20 euro. Resta da stabilire se la morte dell’uomo sia collegato alle efferate violenze commesse ai danni del giovane invalido.
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