Mauricio Macri, originario della costa jonica reggina, è figlio di una delle più potenti famiglie del Paese.
BUENOS AIRES – Gli argentini chiamati alle urne dovranno scegliere tra tre italiani chi governerà il Paese. Si tratta di Daniel Scioli, del Frente para la Victoria, che rappresenta la continuità con l’attuale governo di Kirchner, Sergio Massa della coalizione Una e Mauricio Macri con Cambiemos. Macri, come indica il suo cognome che con le traduzioni all’anagrafe ha perso l’accento sulla ‘i’, è un ingegnere 56enne originario di Siderno centro della costa jonica reggina, figlio di uno degli uomini più influenti in argentina, Franco Macri, imprenditore del settore automobilistico e degli appalti pubblici in edilizia (nel 1968 costruì perfino la centrale nucleare di Buenos Aires) titolare della holding Socma che fattura oltre cinque miliardi di dollari l’anno. Candidato con il centro destra di Cambiemos Macri, già sindaco di Buenos Aires, è noto alle cronache rosa e calcistiche per le sue due più grandi passioni: le donne e il pallone. Ma non solo. Nel 1991, all’età di 32 anni viene sequestrato da una banda di rapitori che lo rilasciarono dopo due settimane quando il padre pagò sei milioni di dollari di riscatto. Qualche anno dopo diventa Presidente del Club Atletico Boca Juniors, una delle maggiori squadre di calcio di Buenos Aires che lo rende noto al pubblico.
Grazie ad un contratto da 270 milioni di dollari per la fornitura di netbooks ad alunni e docenti affidato a Clarín, il poderoso gruppo che possiede giornali, radio, tv, Internet, l’industria della carta, web, cavo riceve un’ottima copertura mediatica entrando nelle case degli argentini. Eletto sindaco di Buenos Aires riempirà le piazze di lavoratori e cittadini infuriati per le sue politiche fatte di tagli, licenziamenti e sgomberi. Il suo terzo matrimonio con l’imprenditrice tessile libanese 36enne Juliana Awada è stato celebrato come un vero e proprio evento nazionale. Macri si è sempre dichiarato uno strenuo oppositore di Kirchner che in Argentina ha attuato una “rivoluzione patriottica”, in cui disoccupazione e povertà sono diminuite, è stato introdotto l’assegno familiare per i figli, la copertura pensionistica è diventata quasi universale, sono riprese le trattative salariali, i militari colpevoli di violazioni dei diritti umani durante la dittatura sono stati processati e sono state approvate leggi come il matrimonio gay. Dopo 12 anni di kirchnerismo, l’Argentina con le elezioni di domani dovrà scegliere fra tre candidati tutti di origine italiana, anche se nessuno eguaglia per passione, carisma e oratoria la presidente uscente Cristina Fernandez Kirchner che ha guidato il Paese dal 2007, subentrando al marito Nestor Kirchner e tuttora forte di una popolarità attorno al 50%.
In foto Mauricio Macri e Juliana Awada