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Voce al popolo degli astensionisti calabresi, un disoccupato: «Chi votare? I soliti noti?»

COSENZA – Il popolo degli astensionisti è il vincitore ufficiale delle elezioni regionali in Calabria. Oltre la metà dei calabresi non ha votato. I motivi dell’astensionismo sono diversi, tra sfiducia verso i politici scesi in campo, mezzi pubblici assenti, disillusione e totale disinteresse. L’affluenza alle urne registrata alla chiusura dei seggi è del 43,14%, in calo di oltre un punto percentuale rispetto al 2021 quando ai seggi si è recato il 44,36% degli aventi diritto. Ciò significa che quasi il 57% degli elettori ha preferito disertare il voto. La provincia che ha mostrato maggiore interesse per questa tornata elettorale è quella di Catanzaro con un’affluenza del 45,57%, quella con i numeri più bassi è stata Vibo Valentia ferma al 38,89%.

«Non meritano il mio voto»

«Voto o non voto devo comunque andare a lavorare e in Calabria – denuncia un 25enne – è noto quale siano le condizioni occupazionali che dobbiamo accettare. Non mi vergogno a dire che non ho avuto alcuno stimolo per recarmi ai seggi e scegliere da chi farmi rappresentare anche perché credo non cambierà nulla». «Sono del parere che la politica attuale e i politici in campo – dice una 18enne – siano abbastanza discutibili. Non meritano il mio voto. Non condivido le loro idee e le loro scelte. Questa è la ragione per la quale penso che a breve andrò a vivere all’estero per costruire altrove il mio futuro». «Penso che questi politici stiano bloccando lo sviluppo della Calabria – afferma una lavoratrice 65enne – finché staranno aggrappati al gruzzoletto di voti che gli garantiscono la poltrona nulla cambierà. Per questo motivo non mi interessa andare a votare. Sono consapevole che vinca uno schieramento o l’altro, non vi sarà molta differenza».

«Chi votare? I soliti noti?»

«Chi dovevo votare? La solita gente che ha mangiato a sbafo affossando il futuro della nostra terra? Sinceramente – dichiara un disoccupato 50enne – non delego la gestione del denaro pubblico a chi ritengo essere colluso con la criminalità organizzata. Questo è il mio punto di vista. A malincuore ho deciso di non recarmi alle urne». «Non ho votato per una questione religiosa, – spiega un 27enne – sono un testimone di Geova. Noi ci manteniamo neutrali nelle questioni politiche. Non andiamo alle urne, mai. Non ci schieriamo a favore di alcun partito perché crediamo che l’unica soluzione per garantire una società equa è il regno di Dio che verrà e porterà pace, benessere e prosperità». Tra i lavoratori vi sono coloro che non sono riusciti a conciliare i propri turni con gli orari dei seggi. «Ieri abbiamo lavorato – spiegano 2 uomini di mezza età – e anche stamattina. Non abbiamo avuto proprio il tempo materiale di andare a casa, prendere la tessera elettorale e raggiungere il seggio. Era impossibile».

Disertare le urne, ma non per scelta

A loro si sommano le difficoltà lamentate dai diversi fuori sede che vivono nell’area urbana di Cosenza. «Per andare al mio paese – afferma una 20enne dell’entroterra crotonese – non ci sono autobus alla domenica. Non potevo partire di sabato e avevo la necessità di essere a Rende lunedì mattina. Purtroppo essendo la fascia ionica poco servita dai mezzi pubblici diventa difficile andare e tornare in giornata. Penso comunque che l’astensionismo sia sbagliato, soprattutto per noi donne che abbiamo ottenuto questo diritto da meno di un secolo. Se le cose vanno male è perché non scegliamo accuratamente chi ci deve rappresentare. La maggior parte delle persone che scelgono di non votare sono adulti che poi puntano il dito su noi giovani dicendo che siamo disinteressati alla politica. Quindi se non avessi avuto problemi logistici con gli spostamenti mi sarei recata alle urne molto volentieri».

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