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Paziente di Villa degli Oleandri muore, il fratello: «Forse se avessi chiamato i carabinieri sarebbe viva»

villa oleandri

MENDICINO (CS) – «Forse se avessi chiamato i carabinieri, mia sorella sarebbe ancora viva». È il dubbio che alberga nel cuore di Mario Carlomagno, fratello di Vera Lucia morta nel Pronto Soccorso di Cosenza, il 22 dicembre 2017.  La donna era stata trasportata d’urgenza in ambulanza da Villa degli Oleandri, la clinica di Mendicino che la ospitava da circa 20 anni in quanto affetta da psicosi cronica-schizofrenica. Dopo 30 ore dall’arrivo all’Ospedale dell’Annunziata la 64enne ha perso la vita in circostanze che la Procura di Cosenza ha inteso approfondire. Sono stati 5 i medici indagati con l’accusa di omicidio colposo e assolti dal giudice Francesca De Vuono perché “il fatto non sussiste”. Si tratta di Giorgio Crispino e Giorgio Granieri (rispettivamente amministratore unico e medico di Villa degli Oleandri), Giovanna Scarcello, Domenica Niccolò e Natalia Spadafora (medici dell’Ospedale Civile di Cosenza). Nel ripercorrere gli ultimi mesi in vita della sorella, Mario Carlomagno ricorda che era in attesa di rientrare in Calabria per le festività natalizie e denunciare la clinica. Abita in Piemonte, ma ogni due mesi tornava a Cosenza e faceva puntualmente visita a Vera Lucia con la quale parlava al telefono quando alla donna veniva concesso di chiamare ai familiari.

«Dovevo chiamare i carabinieri»

«Non aveva libero accesso al cellulare, – spiega Carlomagno – quando però riuscivo a entrare in contatto con lei parlavamo parecchio. Ci eravamo visti ad ottobre. Lamentava di non riuscire a vedere bene e la clinica diceva che non doveva portare gli occhiali perché potevano essere pericolosi. Volevo quindi acquistare una montatura in gomma. L’ho accompagnata da un oculista privato a mie spese. In quel momento scoperto che aveva il cristallino lesionato in maniera irreparabile, irreversibile, permanente. Disse che le era stato dato un pugno forte all’occhio, mimò il gesto e comunicò nome e cognome di chi l’aveva aggredita. Quando ho chiesto contezza dell’accaduto al titolare della clinica Giorgio Crispino, lui si è messo a ridere e ha detto che questa persona non esisteva e che Vera aveva inventato tutto. Ho sbagliato. Non avrei dovuto seguire i consigli dell’avvocato, dovevo subito sollecitare l’intervento delle forze dell’ordine. Mia sorella poi l’ha portata da un altro oculista che ha confermato la diagnosi. A lei Crispino sembrerebbe abbia confessato che probabilmente era stata colpita da un paziente ricoverato in clinica».

Da Villa degli Oleandri al Pronto Soccorso di Cosenza

«Le visite erano due volte a settimana: di giovedì (andava mia sorella) e di domenica (una badante che le portava il bucato pulito e la faceva passeggiare). I miei familiari – spiega Carlomagno – l’avevano vista esattamente una settimana prima e avevano chiesto il permesso per andare a prenderla e farle le analisi del sangue perché la vedevano troppo stordita. Crispino però aveva detto che le aveva eseguite da pochi giorni e stava bene. Anzi “stava meglio di lui”. Poi la corsa in Pronto Soccorso e l’improvvisa morte tra i corridoi in attesa del ricovero, in una pozza di vomito. Le sue feci dopo 30 ore in ospedale avevano raggiunto il cavo orale, era estremamente gonfia, ma né prima in clinica né dopo all’Annunziata nessuno si è accorto di quanto stesse succedendo. Della sua morte non sono responsabili i medici che l’hanno avuta in carico, secondo il Tribunale di Cosenza, e devo dire che ho accolto il verdetto di assoluzione di tutti gli imputati con estrema sorpresa. Ho seguito tutte le udienze in presenza, non me l’aspettavo».

La morte di Vera Lucia Carlomagno

«Purtroppo con stupore durante il processo – afferma Carlomagno – ho appreso che la badante aveva perso la memoria. In quelle ore in ospedale con mia sorella che doveva andare a lavorare abbiamo deciso di pagare una donna che potesse assisterla durante la degenza. Era in sua compagnia quando è morta, era arrivata da pochissimo, diceva di averla trovata abbandonata a se stessa, stava soffocando mentre vomitava, di aver chiesto aiuto agli infermieri e di essere scioccata da quanto aveva visto. Poi mi ha contattato per chiedermi del denaro. Non le ho dato altri soldi, era già stata pagata per l’assistenza fornita a Vera in ospedale. In aula ha detto che non ricordava nulla, né del decesso e né di aver mai assistito Vera. Ha affermato di non conoscerci, mi è sembrato molto strano».

Le analisi trovate dopo anni

«È bizzarro – secondo Mario Carlomagno – che le analisi del sangue utili a scagionare i medici imputati siano saltate fuori e depositate agli atti solo 5/6 anni dopo l’avvio delle indagini, durante il processo. Dicono che non erano nella cartella clinica perché non ancora caricate nel fascicolo digitale. Erano quasi perfette. Le hanno recuperate gli avvocati della difesa e depositate agli atti. I parametri apparivano nella norma e per questo motivo non le hanno messo neanche un sondino gastrico, non hanno fatto un’ecografia, non l’hanno reidratata con le flebo, non hanno notato che era in ipotermia e che con il trascorrere delle ore si era creato un embolo di diversi centimetri nell’aorta. Il pubblico ministero è intanto cambiato e il nuovo pm Marialuigia D’Andrea nella sua requisitoria ha chiesto e ottenuto l’assoluzione di tutti i medici. E ovviamente non ha inteso ricorrere in Appello, quindi la sentenza è diventata definitiva nei mesi scorsi».

Assolti tutti i medici indagati

«Eppure – incalza Carlomagno – erano stati gli stessi consulenti del pm in aula a dire di non aver mai nella propria carriera visto trascurare così una persona ammalata». Le loro conclusioni, sono state però smentite dai risultati degli esami, ematochimici non visionati dal medico legale Cavalcanti, prima della redazione della consulenza tecnica. «Non emergevano elementi oggettivi – si legge nelle motivazioni della sentenza assolutoria – che potessero indurre i medici che avevano in cura in quel momento la paziente a virare l’attenzione dall’aspetto neurologico a quello che poteva essere l’aspetto gastrointestinale o di altra natura». Non ci sono responsabili per la morte di Vera Lucia Carlomagno. Intanto si attende l’esito dei procedimenti avviati per far luce su 2 presunti suicidi avvenuti all’interno di Villa degli Oleandri: del 36enne Matteo Broccolo e del 48enne Salvatore Iaccino.

 

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