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Parchi acquatici a Rende e Cosenza, milioni di euro per il “mare in città”

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COSENZA – Il “mare in città”, un sogno per cosentini e rendesi. Un’ambizione in parte diventata realtà a Rende con il Parco acquatico di Santa Chiara, ma abbandonata tra le sterpaglie del Parco acquatico del Crati a Cosenza. Le due infrastrutture sono costate ai cittadini almeno 30 milioni di euro. Nel Principato la gara per aggiudicarne la gestione è andata deserta (per la seconda volta), mentre pesano come un macigno le dichiarazioni della commissione d’accesso antimafia sull’attuale affidatario. Su LungoCrati invece i lavori sono fermi da oltre 10 anni, il manufatto con le vasche costruito è stato svaligiato a più riprese (nulla resta ormai di condizionatori o sanitari) e l’amministrazione Caruso non sembrerebbe manifestare alcun interesse per le piscine inutilizzate.

Parco acquatico Santa Chiara

Nessuno ha inteso partecipare al bando per aggiudicarsi la gestione del Parco Acquatico Santa Chiara. Il valore della gara scaduta il 9 maggio 2025 è di 16 milioni e 709mila euro (di presunti incassi in 20 anni), mentre in quella andata deserta il 3 marzo 2025 l’importo totale dell’appalto era più alto: 19 milioni e 276mila euro. Un vero e proprio fallimento per i commissari chiamati a prorogare di 6 mesi la permanenza al Comune di Rende sciolto per infiltrazioni mafiose, proprio per affidare a nuovo gestore il parco acquatico e «scongiurare il paventato pericolo che possano determinarsi circostanze atte a favorire il ritorno di soggetti vicini ad ambienti criminali».

Intanto in assenza di offerte pervenute, la disponibilità sembrerebbe restare in carico alla Marconi Village srl citata nella relazione d’accesso antimafia come «un altro esempio di non corretta gestione del patrimonio immobiliare che ha consentito a soggetti con pregiudizi di polizia di ottenere indebiti arricchimenti a scapito della collettività». Il riferimento è ad Antonio Fusinato, 40enne compagno della messicana Maria Candelaria De Rose che risulta amministratrice unica della società. Il business continua quindi a fruttare sia d’estate (con lettini noleggiati a 13/15 euro al giorno) sia d’inverno (tra il 2021 e il 2022 circa 1 milione e mezzo di euro incassati per ospitare concorsi pubblici). Eppure nessuno vuole prendersene carico.

Parco acquatico del Crati

 I lavori del Parco acquatico del Crati sono invece partiti nel 2008 e dovevano essere terminati nel 2010. Si sono arenati ufficialmente nel 2016, nonostante l’allora sindaco Mario Occhiuto avesse promesso di tagliare il nastro entro marzo 2015. La piscina coperta semi-olimpionica (destinata ad allenamenti e riabilitazione) e le due piscine scoperte (una per i bimbi e una per gli adulti lunga 25 metri), mai entrate in funzione, sono costate ai cosentini oltre 2 milioni e mezzo di euro su un finanziamento iniziale di 3 milioni e mezzo di euro. Soldi a cui si sommano le cifre già destinate al progetto (altri 500mila euro); 1 milione di euro per il completamento dell’opera avviato nel 2014, nonché dell’edificio di supporto all’impianto (che avrebbe dovuto ospitare la biglietteria, gli spogliatoi, le docce, gli uffici); 200mila euro per il fotovoltaico; 50mila euro per gli allacci alla rete idrica, fognaria, gas; nonché ingenti fondi per riacquistare il materiale rubato negli anni dal cantiere incustodito.

L’infrastruttura circondata ormai dalla vegetazione si trova al confine tra il Comune di Cosenza e Casali del Manco, al termine di via Bendicenti nella frazione di Sant’Ippolito. Un’opera inserita in una più ampia iniziativa di riqualificazione fluviale con l’obiettivo di allestire aree attrezzate lungo le sponde del Crati che sarebbe stato reso navigabile alle piccole imbarcazioni. Il blocco definitivo dei lavori, oggetto delle attenzioni della Guardia di Finanza interessata a ricostruire la spendita dei fondi pubblici, è stato sancito dalla rescissione del contratto della ditta aggiudicataria dell’appalto. Una triste vicenda di denaro speso dalla collettività, senza ottenere in cambio alcun tipo di servizio.

Il flop dei parchi acquatici di Rende e Cosenza

I parchi acquatici di Rende e Cosenza attualmente pare non siano appetibili. Nessun privato ad oggi sembrerebbe essere interessato ufficialmente a investire per gestirli in prima persona. Le ragioni sarebbero da ricondurre agli alti costi per le utenze. Un problema che a Rende il nuovo gestore dovrà risolvere spendendo 2 milioni di euro per rendere l’impianto meno energivoro (e ridurre le spese), godendo allo stesso tempo dei nuovi spazi di sosta finanziati dal Comune con 2.850.000 euro.

Non c’è però da stupirsi se il mondo delle imprese snobba il Parco Santa Chiara, perché il bando andato deserto per due volte, pur essendo sbandierato dalla terna commissariale come un obiettivo raggiunto, è identico a quello stilato durante la Giunta Manna prima dello scioglimento per infiltrazioni mafiose. Il risultato era quindi scontato. Il Parco acquatico del Crati dal suo canto, stenta a decollare anche se l’87% dei pagamenti è già stato incassato dal Comune di Cosenza. La sua esistenza è ignorata, fuori dall’agenda politica attuale di Palazzo dei Bruzi. Nonostante avrebbe potuto realmente contribuire a ripopolare l’area restituendo dignità al lungofiume boulevard e ai suoi sempre più dimenticati BoCs Art. Una sfida, per ora, persa.

 

 

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