Site icon quicosenza

Liste d’attesa infinite o “chiuse”. C’è una legge che consente di rivolgersi al privato pagando solo il ticket

Medico ospedale

COSENZA – Quasi un anno una visita dermatologica, addirittura più di 20 mesi per una colonscopia. “Agende chiuse” per TAC, ecografie e risonanze magnetiche. In attesa che il Ministro della Salute Schillaci metta davvero mano alla situazione, come da lui stesso annunciato alla Camera, quella delle liste di attesa infinite è una problematica crescente e che non riguarda solo gli ospedali pubblici del Sud. Dalla Lombardia all’Emilia Romagna, dal Lazio fino alla Sicilia la situazione è uguale per tantissimi cittadini: accedere ad alcune prestazioni sanitarie è una vera e propria impresa e spesso non resta altro da fare che rivolgersi al privato che ringrazia e incassa. Da qualche mese Mario Giordano, con la sua redazione della trasmissione Fuori dal Coro, sta portando avanti una battaglia per le liste di attesa e, come anticipato anche dal quotidiano la Verità, la soluzione è in una legge dello Stato del 1998.

 

Liste d’attesa: la norma che consente il ricorso al privato

Se le liste d’attesa costringono sempre più pazienti a prenotare le visite di cui hanno bisogno tramite strutture private, sborsando di tasca propria cifre spesso onerose, entra in gioco la legge 124 del 1998 che spiega bene cosa può fare il cittadino: “qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato, l’assistito può richiedere che venga resa nell’attività libero professionale, con obbligo di rimborso del costo nel caso in cui il Servizio sanitario nazionale non riesca a garantire la visita entro 30 giorni. Un diritto che può essere esercitato per tante tipologie di esami e visite specialistiche (ad oggi sono quasi 60 le prestazioni su cui sono state definiti i relativi tempi massimi d’attesa). La differenza di costo è a carico dell’Azienda Sanitaria locale, e se il cittadino ha l’esenzione dal ticket, allora non paga nulla e il costo è a totale carico dell’Azienda Sanitaria locale.

Secondo Mario Giordano è sin troppo ovvio perché la legge 124/98 sia tenuta, per così dire, nascosta: i costi per la sanità sarebbero enormi, soprattutto a fronte delle attuali liste d’attesa che si protraggono anche oltre i due anni dall’effettiva prescrizione, anche in casi gravi o gravissimi. Il tutto, ovviamente, ricade sulle spalle dei pazienti, costretti ad attendere (talvolta fatalmente) o a sobbarcarsi integralmente i costi delle prestazioni private, mentre una legge li tutelerebbe.

Come se non bastasse, però, la redazione di Fuori dal Coro ha scoperto un’altra violazione che la sanità ormai quotidianamente compie, sempre sulla spinosa questione delle liste d’attesa. Secondo la legge 23 del 2005, infatti, “alle aziende sanitarie e ospedaliere è vietato sospendere le attività di prenotazione delle prestazioni”. Significa che in nessun caso e per nessuna ragione, le liste d’attesa della sanità pubblica possono essere chiuse da ospedali e ASP.

Exit mobile version