ROMA – I dati sono stati ottenuti nei modelli preclinici, ossia su topi modificati in modo da avere lo stesso recettore Ace umano utilizzato dal virus per invadere le cellule, e sulla base dei quali, è stata avviata la sperimentazione clinica di fase 1 e 2, che è in corso. I dati, presentati a un’importante rivista internazionale, sono online sul sito BioRxiv, che accoglie i lavori non ancora sottoposti al vaglio della comunità scientifica.
Un vaccino diverso da quelli approvati in Europa e negli Stati Uniti perché utilizza la tecnologia del Dna unita alla tecnica dell’elettroporazione, che permette il passaggio del Dna nelle cellule utilizzando brevi stimoli elettrici, sviluppata grazie alla collaborazione con un’altra azienda italiana, l’Igea di Carpi (Modena).
Lo studio è frutto di una collaborazione internazionale alla quale partecipano Istituto Spallanzani, Istituto Regina Elena, Ingm e ospedale San Raffaele di Milano, l’università tedesca di Ulm e quella israeliana di Tel Aviv, il National Infection Service del britannico Public Health England. Sulla base dei risultati ottenuti nello studio, a marzo è iniziata in Italia la sperimentazione clinica di fase 1 e 2 presso l’Ospedale San Gerardo di Monza con Università di Milano Bicocca, Istituto Nazionale Tumori IRCCS Pascale di Napoli, Istituto Spallanzani e Centro Ricerche Cliniche di Verona, in collaborazione con i laboratori di VisMederi a Siena.
“I dati ottenuti nel modello di topo hACE2, che ha lo stesso recettore dell’uomo e sviluppa una patologia simile, mostrano la protezione dal virus e l’assenza di sintomi respiratori ed effetti clinici dovuti all’infezione da SarsCov2″. A sottolinearlo è Matteo Iannacone, dell’Ospedale San Raffaele di Milano e docente dell’Università Vita-Salute. “Mai come in questo momento storico – aggiunge Iannacone – abbiamo capito quanto sia importante la ricerca scientifica per combattere la pandemia ed altre malattie. In Italia abbiamo eccellenti scienziati con eccellenti idee e capacità che vanno opportunamente finanziate per rendere il Paese più competitivo”.
“Grazie a un finanziamento europeo competitivo, i risultati ottenuti nei topi sono stati confermati nel furetto, un modello molto usato per i virus respiratori e predittivo dell’efficacia dei vaccini”, dice Fabio Palombo, direttore dell’Area Vaccini contro il cancro della Takis. Il vaccino, rilevano in una nota le due aziende, offre di vantaggio di essere “economico, non ha bisogno di complesse formulazioni, può essere prodotto in larga scala e non ha necessità della catena del freddo”. Una tecnologia analoga si sta sperimentando anche in ambito veterinario, aggiunge Antonella Conforti, direttore della Evvivax, la spinoff veterinaria della Takis: “Il SarsCoV2 è infatti in grado di infettare diverse specie animali – aggiunge – ed è importante prevenire l’insorgenza di nuove varianti con la vaccinazione, ove possibile”.
A fine agosto sono attesi i primi dati clinici sulla sicurezza e l’immunogenicità del vaccino italiano Covid-eVax. “Lo studio clinico è in corso – spiega il presidente e direttore Scientifico di Rottapharm Biotech, Lucio Rovati – e ci aspettiamo i primi risultati su sicurezza ed immunogenicità del vaccino per fine agosto. Nello scenario attuale – prosegue – Covid-eVax potrebbe rappresentare un ottimo strumento in Paesi dove non c’è attualmente disponibilità di vaccini o come richiamo della risposta immunitaria nel tempo indotta da altre piattaforme vaccinali”.
Per Luigi Aurisicchio, amministratore e direttore scientifico della Takis, “la piattaforma di Covid-eVax, che noi abbiamo denominato X-eVax, dove X sta per antigene X, può essere utilizzata per tante altre patologie, tra cui il cancro. Investendo in questo settore tecnologico, potremo in futuro generare in tempi più rapidi nuovi vaccini, ma anche terapie geniche innovative in oncologia e altri settori terapeutici”.