DIAMANTE (CS) – Prosegue l’indagine sull’episodio di intossicazione alimentare verificatosi lo scorso agosto a Diamante, che ha provocato due vittime e il ricovero di oltre 20 persone, tutte dopo aver consumato un panino con «friarielli» acquistato da un venditore ambulante sul lungomare della cittadina calabrese.
Le autorità sanitarie hanno acquisito la documentazione relativa ai controlli effettuati dall’Asp di Salerno in uno stabilimento di produzione situato a Scafati, da cui provenivano parte delle conserve sospette. Gli accertamenti hanno rilevato gravi non conformità sia nelle procedure di autocontrollo sia nelle condizioni igienico-sanitarie della struttura e delle attrezzature, con un rischio concreto di contaminazione biologica durante le lavorazioni.
Tra le irregolarità riscontrate, la ditta utilizzava un’area esterna al laboratorio, esposta alle condizioni ambientali, per stoccare materie prime e semilavorati, senza distinguere correttamente i prodotti di produzione propria da quelli di terzi durante le lavorazioni successive.
Inoltre, non venivano registrati dosaggi e misurazioni delle soluzioni utilizzate per l’acidificazione delle materie prime né il monitoraggio delle temperature durante il pretrattamento termico degli alimenti. Anche lo stoccaggio dei prodotti finiti avveniva in locali non idonei, privi dei requisiti igienico-sanitari necessari e senza dispositivi di protezione contro infestanti e parassiti. L’indagine, ancora in corso, punta a chiarire tutte le responsabilità legate a questo grave episodio di intossicazione alimentare.
Indagini sui “friarielli”: controlli anche a Sant’Anastasia
Le verifiche non si limitano allo stabilimento produttivo di partenza. Controlli sono stati effettuati anche presso lo stabilimento di Sant’Anastasia, in provincia di Napoli, dove vengono distribuiti i prodotti confezionati: in questa sede non sono emerse irregolarità. Nel frattempo, tra i reperti sequestrati a Diamante, inclusi alcuni vasetti provenienti dal food truck sotto inchiesta, almeno sette campioni hanno dato esito negativo ai test di laboratorio. Resta però il dubbio che alcuni prodotti contaminati possano essere sfuggiti al sequestro, essendo già stati consumati o eliminati.

