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Il Molise come la Calabria, arrivano i medici cubani: eroi o vittime del sistema?

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COSENZA – Fin dalla Rivoluzione del 1959, Cuba si è affermata come protagonista dell’assistenza sanitaria internazionale, inviando migliaia di professionisti della salute nei paesi più bisognosi. Oggi, secondo dati governativi, oltre 22.000 medici cubani operano in più di 50 paesi Queste missioni sono spesso presentate dal governo cubano come atti di solidarietà, in cui i medici ricevono uno stipendio regolare in patria più un’indennità dignitosa nel paese ospitante; i fondi servirebbero anche a sostenere il sistema sanitario cubano. In Calabria le prime avvisaglie ci sono già state con la fuga nella sanità privata di qualche sanitario caraibico. Anche la deputata cosentina Anna Laura Orrico aveva denunciato le condizioni di sfruttamento economico dei medici con la controreplica piccata da parte dell’associazione Italia-Cuba: “Non sono schiavi”.

Diverse organizzazioni internazionali – fra cui l’ONU, Human Rights Watch e ONG come Cuban Prisoners Defendershanno denunciato condizioni di lavoro abusive e restrizioni estreme nei confronti dei medici. I punti principali delle critiche includono:

Ritenuta salariale elevata: i medici ricevono solo una piccola parte del compenso dei paesi ospitanti; il restante, sino al 75–90 %, viene trattenuto dallo Stato cubano

Orari massacranti: fino a 64 ore settimanali, includendo weekend, oltre ai turni prolungati

Controllo e restrizioni: ogni movimento, comunicazione e rapporto personale sarebbe monitorato; violazioni alle regole possono portare a sanzioni disciplinari o penali, fino a otto anni di carcere per “abbandono della missione”.

Minacce a famiglia e ritorsioni: chi rifiuta di partecipare o cerca di abbandonare la missione può essere soggetto a pesanti ritorsioni, inclusa la separazione dalla famiglia.

Limiti della libertà personale: vietato mantenere rapporti personali “non autorizzati”, sia professionali sia privati; passaporti confiscati; libertà di movimento fortemente ridotta.

Pressioni diplomatiche e legali

La comunità internazionale ha risposto: gli Stati Uniti, ad esempio, hanno imposto restrizioni sui visti a funzionari legati alle missioni mediche cubane, qualificate come sfruttamento o lavoro forzato. Allo stesso tempo, Cuba difende a spada tratta i suoi programmi, descrivendoli come legittimi e basati su contratto e volontarietà, accusando gli Stati Uniti di voler boicottare un esempio positivo di cooperazione sanitaria.

In Molise i medici cubani: “idea concreta per sopperire alle carenze”

“Il presupposto è che senza medici non si può fare sanità e l’intesa con i medici cubani, sul modello già sperimentato in Calabria, rappresenta un’idea concreta per assicurare la presenza del numero necessario di professionisti in grado di raggiungere ogni angolo del Molise”. Lo ha detto il presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, nel suo intervento ‘al convegno “La Sanità nelle Aree interne: quale futuro per l’Alto Molise’, precisando che un accordo “con l’Ambasciata cubana prevede l’arrivo in Molise di medici di Pronto soccorso e 118, così da colmare la carenza di specialisti in alcune branche”.

Il convegno era organizzato da Pompilio Sciulli, sindaco di Pescopennataro, paese in provincia di Isernia. Con il governatore, anche la consigliera regionale con delega alla Politiche sociali, Stefania Passarelli. La sanità pubblica molisana da tempo è alle prese con la carenza di personale medico nei reparti ospedalieri. Al fine di fronteggiare questa emergenza, relativamente ai territori dell’Alto Molise, il governatore ha evidenziato la necessità di “organizzare accordi di confine con l’Abruzzo, potenziando il Pronto soccorso” di Agnone.

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